Home Cinema Bauryna Salu di Askhat Kuchichirekov e il dolore della crescita

Bauryna Salu di Askhat Kuchichirekov e il dolore della crescita

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Bauryna Salo, 2023 di Askhat Kuchinchirekov
Con Bauryna Salo, 2023 il regista kazako Askhat Kuchinchirekov debutta nel lungometraggio con un’opera delicata e potentemente evocativa, che ha meritatamente vinto il premio per il Miglior Lungometraggio all’Ischia Film Festival. Attraverso la storia di un bambino alle prese con la perdita e lo sradicamento, il film esplora con rara sensibilità le implicazioni intime di una tradizione secolare del Kazakistan: il bauryna salu, ovvero l’affidamento dei primogeniti ai nonni

Yersultan cresce con la nonna in una regione arida e salina del Kazakistan, un paesaggio tanto aspro quanto familiare. Le sue giornate si dividono tra la scuola e la raccolta del sale da un lago salato, secondo una pratica antica che il film mostra con una semplicità toccante. Questa attività, che riflette la connessione tra uomo e natura, non è solo un gesto quotidiano: è parte di un mondo preciso, concreto, fatto di gesti lenti e cicli stagionali. La presenza del sale, simbolo di conservazione e memoria, si carica così di un valore poetico ulteriore.

Ma quando la nonna muore, Yersultan è costretto a lasciare quella realtà che era la sua unica casa. Il passaggio è brusco, tanto geografico quanto esistenziale: dalle terre salate e assolate, si ritrova improvvisamente tra le montagne innevate, dove lo attendono i genitori biologici.

Qui, la sua vita cambia radicalmente, non solo emotivamente, ma anche nei ritmi e nei compiti quotidiani. Il nuovo ambiente è freddo, fisicamente e metaforicamente. Le sue giornate ora sono scandite dal duro lavoro di spaccare la legna e dal rituale serale della sauna, splendidamente rappresentata in tutta la sua artigianalità: una piccola stanza riscaldata a brace, che diventa l’unico spazio in cui calore e intimità sembrano sopravvivere.

Kuchinchirekov già noto come attore in Tulpan, 2008 di Sergei Dvortsevoy e collaboratore in Ayka, 2018 mostra qui una sorprendente maturità registica. Le sue inquadrature sono statiche ma cariche di senso, attente al paesaggio quanto all’interiorità dei personaggi. Il contrasto tra le due ambientazioni (il lago salato e la montagna innevata) non è mai solo estetico, ma diventa il vero cuore simbolico del film: due mondi inconciliabili, due identità che si scontrano dentro il piccolo Yersultan.

Il lavoro con gli attori è misurato, sincero. Il giovane protagonista regala una prova di rara intensità, fatta di sguardi smarriti e silenzi che raccontano più di qualsiasi dialogo. Bauryna Salo non cerca la commozione facile, ma colpisce proprio per la sua sobrietà, per quel pudore emotivo che è cifra stilistica e culturale insieme.


Un film che sa raccontare con grazia e rigore la perdita dell’infanzia e lo spaesamento identitario. Tra laghi salati e legna da ardere, Askhat Kuchinchirekov ci regala un’opera prima intensa e profondamente umana.