Nel centenario della nascita di Mario Giacomelli il Palazzo Esposizioni di Roma presenta dal 20 maggio al 3 agosto 2025, Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista una mostra che cambia il modo di vedere la fotografia
L’allestimento stesso, curato da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli è pensato per esaltare questa caratteristica, con un uso forte del bianco e delle verticalizzazioni che riflettono l’intensità e la personalità dell’artista. Qui, le sue immagini non sono solo fotografie, ma veri e propri quadri, materici e intensi, più vicini alla pittura o alla scultura.
Come spiega Bartolomeo Pietromarchi, Giacomelli è stato un protagonista del passaggio tra modernità e contemporaneità: la sua fotografia rompeva le regole del realismo per trasformarsi in una visione poetica e personale, fatta di materia, segni e spirito. La sua ricerca si intreccia con l’arte italiana del dopoguerra, dall’astrazione all’Arte Povera, e dialoga con artisti come Burri, Kounellis e Cucchi.
Il percorso si apre con due sale dedicate all’ Astrazione e alla Materia dove il confronto con Afro Basaldella e Alberto Burri evidenzia la vocazione pittorica e materica della fotografia di Giacomelli, tra segni forti e sperimentazioni in camera oscura.

Non manca nella Sala tre il dialogo con Jannis Kounellis in un equilibrio tra realtà e rappresentazione, dove la fotografia diventa scultura visiva e simbolo di trasformazione.
Protagoniste sono la malattia, il dolore, la pietà popolare, in una realtà cruda sul fine vita e la morte in cui i temi Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Lourdes e il Mattatoio prevalgono prepotentemente.
Si continua il percorso con Io non ho mani che mi accarezzino il volto con una serie di stampe originali che trasformano i giovani seminaristi in figure sospese tra sacro e profano. Sono quasi danzanti eppure vistosamente religiosi; immagini in bianco e nero che vibrano di intensità poetica.

Anche l’incontro con Enzo Cucchi viene rappresentato nella sala dove la materia e il sogno prendono forma, con il paesaggio protagonista come spazio mentale e simbolico, carico di memoria e simboli.
A chiudere il percorso il confronto con Roger Ballen: nell’ ultima sala viene messo in dialogo la visione visionaria dell’artista sudafricano con la “materia” di Giacomelli restituendo una forte esperienza tattile e sensoriale.

La prevalenza delle figure in bianco e nero, unicità in contrasto con gli artisti compagni di percorso crea contrasti vibranti e taglienti in cui i volti e i corpi nudi di anziani quasi turbano lo sguardo, i giovani seminaristi sospesi tra sacro e profano, che sembrano danzare in un equilibrio di tensione religiosa e umana rimangono impressi nella mente come sculture plastiche e carnali.
La curatrice Katiuscia Biondi Giacomelli, nipote dell’artista, sottolinea come questa mostra sia un’esperienza inedita, capace di distruggere le regole classiche della fotografia e avvicinarla alla pittura o alla scultura. L’allestimento romano rispecchia questa particolarità, con una regia visiva e uno spazio che valorizzano questa trasversalità.
La curatrice spiega che si tratta di una mostra inedita nel modo di presentare la fotografia, perché Mario Giacomelli è stato un artista particolare, capace di rompere le regole tradizionali del linguaggio fotografico. L’intento è quello di mettere in luce la sua vera vocazione, il suo essere fotografo in un senso più profondo, al di là della semplice definizione professionale.
La mostra gemella di Milano, Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta ( Palazzo Reale, dal 22 maggio al 7 settembre 2025), offre un percorso più intimo e introspettivo, incentrato sul rapporto dell’artista tra immagine e parola poetica. L’allestimento è incentrato sul suo rapporto con la poesia, con un’atmosfera più intima e un’illuminazione sagomata e introspettiva.
Le due esposizioni, pur diverse, si completano a vicenda e restituiscono una visione completa e profonda dell’artista.
Questa è un’occasione unica per scoprire un maestro che ha rivoluzionato la fotografia italiana trasformandola in arte viva, profonda e poter fare un confronto inedito delle sue opere.
“Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” al Palazzo Esposizioni