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In scena al Teatro Quirino fino al 20 novembre Gabriele Lavia in “Il berretto a sonagli” di Pirandello

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"Il berretto a sonagli" Gabriele Lavia e Federica Di Martino_foto Tommaso Lepera
“Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello è un classico molto amato dal pubblico, studiato anche alle scuole superiori, rappresenta una prospettiva sulla borghesia siciliana dei primi anni del novecento. Al Teatro Quirino di Roma prodotto da Effimera e Diana Oris sarà in scena, interpretato da Gabriele Lavia e Federica Di Martino, fino al 20 novembre

Lo spettacolo inizia, si apre il sipario e una scenografia sobria ma articolata occupa il palco del Teatro Quirino, alcune poltroncine in velluto rosso disordinatamente disposte, una capovolta, un’altra con un piedino storto e un’altra ancora rovesciata per terra. Sul divano, anch’esso di un rosso vivo, la signora Beatrice Fiorìca (Federica Di Martino) è sdraiata e disperata. Bellissima in pigiama e vestaglia morbida color beige che fluttua ad ogni passo quando lei si alza e cammina (i costumi sono degli allievi dell’Accademia del Costume & Moda). Beatrice occupa con i suoi movimenti tutto lo spazio scenico ed è ancor più seducente quando accenna un tango strepitoso con il fratello Fifì La Bella (Francesco Bonomo) durante la rappresentazione.

Caratteristica questa dell’intera pièce, i movimenti di tutti i personaggi, sono curati in ogni minimo dettaglio, la presenza scenica è vivace e dinamica, merito dell’esperienza di Gabriele Lavia che ne è anche regista oltre a indiscusso protagonista.

Gabriele Lavia e Federica Di Martino foto Tommaso Lepera

È lui il “becco” il marito tradito, Ciampa il contabile della famiglia Fiorìca con una moglie bella giovane e ubbidiente di cui vuole preservare l’onore ad ogni costo “è mia cura che non vada per le bocche della gente, né per bene, né per male” e che tiene, inutilmente, sotto chiave.

Ed è lei Beatrice la moglie tradita che organizza un piano per sorprendere i due amanti (suo marito e la moglie di Ciampa), denunciarli e, anche se sconsigliata da tutti, andrà dritta nel suo intento presa dalla rabbia e dalla “corda pazza”.

Sì, perché Pirandello attraverso Ciampa descrive indicando la tempia destra, la fronte e la tempia sinistra, le tre corde d’orologio che tutti abbiamo in testa, la “corda seria”, la ragione, la “corda civile” che ci fa vivere in società e la “corda pazza” incontrollabile.

Sta a noi decidere quale usare. Ciampa un uomo semplice, umile, servitore, un “pupo” che, come una marionetta, assume le sembianze di quello che ci si aspetta da lui oppure il “pupo che può essere o che si crede d’essere”. Un uomo che nella sua semplicità sa rinunciare e dare la “giusta” dimensione alle cose per preservare l’onore della famiglia a costo di cacciarsi fino agli orecchi il berretto a sonagli della pazzia, anche se, questa volta non toccherà a lui ma a Beatrice.

Gabriele Lavia foto Tommaso Lepera