Dal 2 al 4 maggio l’Orchestra di Santa Cecilia è impegnata in un repertorio russo: il Secondo Concerto per pianoforte n.2 in Sol minore op. 16 di Prokof’ev e la Suite del balletto n. 20 del Lago dei Cigni di Čajkovskij adattato e diretto da Tugan Sokhiev. Al pianoforte il talentuoso Haochen Zhang
Prokof’ev e il pianoforte, strumento fondamentale della carriera del compositore, di cui occupa una posizione centrale esaltandone le sue caratteristiche nello stile compositivo. Sono nove le Sonate caratterizzanti la sua personalità, nella Seconda composta tra il 1912 e il 1913 si avverte il carattere di bipolarismo che è tipico del compositore in cui si alternano movimenti lenti a veloci, vitali e ritmici.
In particolare il delicato inizio ricorda Čajkovskij a cui si ispirò ascoltando i testi in Conservatorio e qui, dopo lo strepitoso assolo del pianoforte subentra l’Orchestra, corale e imponente, per poi lasciare di nuovo il pianoforte protagonista ma con una dolcezza delicata e toccante. Riparte lo Scherzo vivace in cui questa volta le parti sembrano invertite: domina l’Orchestra e segue il pianoforte in un alternarsi e rincorrersi duale continuo. Haochen Zhang ha un’intensità unica al pianoforte mentre scorrono veloci le sue dita.
Le percussioni nell’ Intermezzo fanno riconoscere perfettamente lo stile di Prokof’ev. Le note che fuoriescono dagli strumenti sembrano “camminare” in una danza marciata sostenuta dal pianoforte e dalle percussioni per poi tornare quasi indietro in un percorso circolare in cui prevale ora uno o l’altro strumento. Il finale aumenta l’intensità di ogni singolo strumento per poi concludersi con il pianoforte.
Il Concerto n. 2 originale bruciò ma fu riscritto sei anni dopo, non sappiamo se ricalchi esattamente la prima composizione anche perché il compositore lo definì il Quarto, forse, per il senso cronologico.
La seconda parte della serata è dedicata al Lago dei Cigni di Čajkovskij eseguita la prima volta al Teatro Bolshoi di Mosca il 20 febbraio 1877. Come accadde per il Secondo Concerto per pianoforte di Prokof’ev fu anch’esso un iniziale insuccesso.
Il dualismo spicca in tutta l’opera, maschile e femminile, bene e male, il principe Siegfried si innamora di Odette, trasformata in cigno bianco per scappare alla cattiva matrigna, ma al ballo di presentazione della sposa compare Odile il cigno nero a cui si accompagna nel balletto l’interpretazione delle stessa ballerina ad accentuare la duplicità degli opposti.
Famosissima la Valse n.2 e la Scène finale, le più conosciute al grande pubblico. Nelle scene eseguite in concerto dall’Orchestra di Santa Cecilia anche le danze popolari, la n.20 Danse hongroise. Czardas, n.21 Danse espagnole sul ritmo bolero con il suono tipico delle castagnette e un omaggio alla Danse napolitaine n.22.
Il direttore Tugan Sokhiev in marsina, elegantissimo ha donato al pubblico presente nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica ogni minimo sospiro d’intensità e passione nel dirigere l’Orchestra, ricevendo calorosi applausi per la scelta di un repertorio russo eseguito con la dovuta onorificenza. Un concerto unico che ha coinvolto emotivamente ogni anima presente.
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