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“Libri Come- Potere” alla Festa del libro Massimo Recalcati riempie la sala con la sua lezione sul lutto

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Massimo Recalcati a "Libri Come" lezione "Lutti e nostalgie"
La manifestazione dedicata al libro e alla lettura negli spazi dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone “Libri come” dal 23 al 26 marzo ha come tema principale il Potere, in uno degli incontri dedicati ai diversi autori Massimo Recalcati tiene una sua lezione su “Lutti e nostalgie” 

La lezione è dedicata all’affrontare la perdita e il distacco, che sia un amore, un lutto per la scomparsa della moglie del marito o un genitore, Recalcati ci racconta con la sua esperienza i diversi modi di affrontare il difficile momento del lutto. Più che una lezione l’ora e mezza insieme è diventata una terapia di gruppo, non vi era certo uno scambio verbale tra lui e il pubblico ma un totale scambio emotivo sì. Molte persone nella platea gremita non hanno potuto trattenere le lacrime talvolta inarrestabili che con irruenza si facevano spazio tra l’imbarazzo.

Alle spalle dello psicanalista un’immagine di un’opera di Claudio Parmiggiani “A lume spento”, 1986. Il busto in calce è illuminato da una fortissima luce ma il lume è spento. 

Quindi la luce che ricopre il viso da dove viene? Come per le stelle la cui luce proviene da corpi celesti morti milioni di anni fa che non sono più vivi ma emanano luce. Così Parmeggiani rappresenta la luce che permane in noi di coloro che non ci sono più a cui dobbiamo guardare con una sana nostalgia e gratitudine con le quali abbracciamo tutto quello che è accaduto.

Benediciamo come dice Nietzsche il tempo trascorso insieme.

Questo è il punto di arrivo del monologo di Massimo Recalcati che prima ha introdotto con chiarezza e determinazione senza addolcire, il dolore e senza trovare una giustificazione alla verità che cominciamo a morire dal primo respiro, da quando nasciamo.

Spiegando i diversi modi di affrontare il dolore, dal patologico melanconico che descrive come una cronicizzazione del lutto, una stazione deserta dove non passano più treni e dove l’individuo rimane ancorato senza superarlo.

All’altra tipologia patologica l’opposto, il maniacale che nega il trauma della perdita sì desensibilizza senza però rendersi conto che così non riuscirà a staccarsi con uno stato d’animo perennemente euforico accompagnato da  una progettualità megalomane.

La terza e unica via percorribile è quella della capacità della trasformazione (Arbeiten come diceva Freud) dalla perdita alla separazione attraverso il dolore fino al raggiungimento di una elaborazione e conclusione. Il risultato sarà un alleggerimento ma non un dimenticare o non sentire, arrivando però alla gratitudine.