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Giorgia e Stefano sul vulcano Tongariro e il miraggio della baita. Ventesimo capitolo

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Il sentiero su Tongariro
Finalmente sono di ritorno, eravamo rimasti al primo tratto di camminava sul Tongariro. Il tempo passava, e ciò che vedevamo era qualcosa di abbastanza insolito, non c’erano alberi particolari, sembrava di essere su un altro pianeta, vegetazione spoglia e ruscelli

Carino, ma non posso nascondere di aver visto di meglio nella mia vita.

Ad ogni modo il percorso non era complesso, ma per persone come noi abituate alla pianura è stato faticoso tanto è vero che dopo tre ore di cammino, il mio Muschietto aveva addirittura iniziato a scambiare alberi per baite, cercando di persuadere persino la mia immaginazione.

Il percorso verso la baita
Dopo 2,5h circa di cammino vedemmo una cosa bianca in lontananza, era la baita!

Evvai !!! Ci sentimmo un po’ come due persone che stavano camminando da giorni senza una tregua nè nulla da bere, eppure non erano passate nemmeno tre ore.

Non vedevamo l’ora di entrare per vedere cosa offrisse, ma più camminavamo e più sembrava allontanarsi.

Ad ogni modo dopo alcuni sforzi finali la raggiugemmo e incontrammo altri ragazzi che come noi avevano deciso di fare lo stesso circuito!  La baita era piccina ma carina.

Il costo infatti era di soli 15 $ a notte anziché 35$ vista la stagione. Non era male, e siamo stati fortunati perché era avanzato ancora del gas e quindi abbiamo avuto la possibilità di accendere la stufa e di usare i fornelli!

Credevamo di essere solo fra di noi, invece verso le 6 di sera sono arrivati una quindicina di ragazzi con i loro insegnanti.  All’inizio eravamo un po’ scettici e ci eravamo innervositi ma alla fine abbiamo passato proprio una bella serata facendo due chiacchiere con gli insegnanti e gli stessi ragazzi.

Ci raccontarono che in tutte le scuole organizzano attività di sopravvivenza ed orientamento, organizzando spesso, attività outdoor con l’intento di insegnare ai ragazzi come sopravvivere in situazioni di pericolo!

Wow, a volte mi chiedo perché, queste attività non possano essere intraprese anche in Italia, eppure sono così importanti ed utili per ogni essere vivente.

Lasciando stare miei pensieri personali volevo raccontarvi di uno sbruffone era stato lì, alla baita, il pomeriggio e credendosi uno scalatore professionista aveva lasciato gli zaini alla baita ed era partito con la sua ragazza, con l’intendo di scalare una montagna, al buio, senza nemmeno una torcia né una giacca addosso. Non so davvero che diamine avesse nella testa.

Lei, mi faceva una pena che non potete capire. Era una ragazza paffutella, tenera e il suo viso esprimeva tutto, senza nemmeno parlare, tutti noi avevamo compreso di quanta poca voglia avesse di andare con lui.

Ad ogni modo partirono a buio pieno, senza portarsi nulla con loro.

Passarono circa 5 ore e ancora non c’era traccia di loro, inoltre non lasciarono nemmeno un contatto telefonico, né nulla con cui avremmo potuto tenerci in contatto.

Nonostante non li conoscessi, ero un po’ in pensiero, soprattutto per la ragazza.

Dopo un’altra ora circa, finalmente tornarono e il signorino pretendeva i posti letto che gli alunni, una volta arrivati avevano occupato.

Loro, in effetti, erano arrivati prima degli alunni, ma poi hanno deciso di lasciare e quindi, come si dice… chi va via perde il osto all’osteria.

Ad ogni modo, penso che le buone maniere non debbano mai mancare, lui anziché cercare di trovare una soluzione tutti insieme, pretese quei posti letto

Così, io e Stefano ci offrimmo di condividere il “nostro” letto con i due insegnanti. 

Vi lascio immaginare di quanto avessero apprezzato la cosa.

D’altronde, un giorno potremmo trovarci anche noi nella loro stessa situazione e trovare qualcuno di gentile è sempre una cosa apprezzata.

La notte non riuscii a dormire molto, sia per i materassi che, nonostante l’aspetto particolarmente comodo vi assicuro che non lo sono e sia per gli spazi.

Ma è stata comunque una bella esperienza che rifarei ancora senza esitare.

Giorgia e la passeggiata sul Tongariro