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Amore sì, ma ognuno a casa sua! II parte

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Robert Indiana, Amor, 1966-1999. Scultura, alluminio policromo (blue and gold), 91,5x91,5x45,75 cm. AP 3/4. Courtesy Galleria d'Arte Maggiore, G.A.M., Bologna, Italia. © Robert Indiana by SIAE 2016

La scorsa settimana abbiamo parlato della “nuova coppia” dove gli spazi non vengono condivisi e la relazione è il luogo dove colmare il proprio senso d’incompletezza.

Il bisogno di appartenenza, una volta soddisfatto, lascia il posto a quello altrettanto pressante di Individuazione/Riconoscimento, che ha invece a che vedere con aspetti più intrapsichici, vitali. “Quando guardo e sono visto, io esisto” scriveva Winnicott, uno dei più grandi psicoanalisti del secolo scorso. L’essere “visto” vuol dire essere pensato e accettato. In fondo nascono da qui le questioni portate in psicoterapia, perché innescano conflitti quotidiani che diventano a poco a poco laceranti: “non ti sei nemmeno accorto che ho cambiato il taglio dei capelli!”. Oppure: “ho avuto una promozione sul lavoro e per te è stato come se niente fosse!”.

Diciamo che ad innamorarsi sono buoni tutti, cosa più ardua è mantenere viva una relazione nel tempo.

Qui entrano in gioco dinamiche psicologiche profonde. Abbiamo visto come il partner deve poter corrispondere ad una figura combinata in grado sia di compensare le lacune identitarie. Ma non solo, deve rispondere alle insicurezze affettive che la nuova configurazione post-moderna ha contribuito a generare. Cosa accade a livello intrapsichico quando ci si innamora? L’individuo agisce spinto da motivazioni per la maggior parte inconsce, cioè, fuori dalla sua consapevolezza, che traggono origine dall’influsso dei genitori. Per semplificare si può affermare che per l’uomo è determinante la prima relazione con la madre, mentre per la donna quella con il padre.

È il tipo di legame avuto con i genitori a condizionare la scelta del coniuge, favorendola od ostacolandola.

Nello specifico, l’amore “consapevole” verso di loro favorisce la scelta di un partner simile alla madre o al padre, mentre l’amore “inconscio” impedisce una scelta di questo genere e determina peculiari variazioni, per capire le quali bisogna in primo luogo sapere da dove tragga origine il legame inconscio con i genitori e in quali circostanze esso condizioni la scelta a livello conscio, modificandola o addirittura impedendola.

I figli ereditano e fanno ciò che i genitori avrebbero fatto se non fossero stati impediti. Essi sono cioè guidati a orientare la loro vita in modo da compensare ciò che è rimasto irrealizzato nella vita dei padri e delle madri. Questo spiega il perché, genitori eccessivamente immorali abbiano figli amorali, o come una madre “figlia dei fiori” abbia una figlia iper-responsabile, o come un padre fannullone abbia un figlio pieno di morbosa ambizione.

Una madre che eviti di prendere coscienza di sé per non rovinare le apparenze di una buona vita coniugale, inconsciamente incatena a sé il figlio come rimpiazzo del marito.

Il figlio modifica così la sua scelta in direzioni che in realtà non gli sono proprie, per esempio sposerà una ragazza inferiore alla madre, che non possa competere con lei, oppure si affiancherà ad una donna che, in qualche modo, lo strappi alla madre.

La difficoltà di riparare gli oggetti d’amore perduti, di risanare le relazioni originarie, di perdonare i tradimenti imperdonabili, porta a un deserto solitario di diffidenza e disperazione. Il corpo si ammala nell’impossibilità della psiche di trovare sfogo al proprio dolore.

Senza la capacità di investire emotivamente e di rischiare di amare si finisce per soffocare lentamente.

Alla luce di ciò, è riduttivo parlare di libertà in maniera così effimera come si fa oggi. Portare a raggiungimento un proprio percorso di individualizzazione può invece fare dell’uomo, un uomo libero. Capace di lasciarsi alle spalle il passato dei genitori e spezzare così la coazione a ripetere transgenerazionale. Debbie Ford scriveva a tal proposito: “Dalle nostre famiglie adottiamo inconsciamente molte convinzioni. Il resto delle scelte esistenziali che compiamo é improntato da queste convinzioni”.

Dottoressa Elena Albieri

psicoteapeuta e psicologa

Photo: Sara Cacciarini, Robert Indiana, Amor, 1966-1999.

Scultura, alluminio policromo (blue and gold), 91,5×91,5×45,75 cm. AP 3/4.

Courtesy Galleria d’Arte Maggiore, G.A.M., Bologna, Italia.

© Robert Indiana by SIAE 2016