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Gli alieni al CineVillage Talenti per il secondo appuntamento con notti di (fanta)scienza

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Amedeo Balbi, Marco Gisotti e Piero Genovesi
“Dove stanno gli alieni? Nell’universo alla ricerca della vita” è questo l’argomento introdotto da Marco Gisotti presentando l’astrofisico Amedeo Balbi docente dell’Università di Tor Vergata e Piero Genovesi, zoologo, ricercatore dell’ISPRA

In realtà i due scienziati hanno affrontato due tipi diversi di specie aliene, il primo quelle più spettacolarizzate e attese con speranza e timore nell’immaginario di tutti, adulti e bambini. Argomento correlato al film “Venom”, 2018 di Ruben Fleischer con T. Hardy, M. Williams proiettato subito dopo nell’arena del CineVillage Talenti. Il secondo, lo zoologo, ha spiegato come le specie aliene in realtà siano già presenti in mezzo a noi in forme molto familiari.

Ma andiamo con ordine, Amedeo Balbi ci ha raccontato come partendo dai primi batteri noi, le piante e gli animali ci siamo sviluppati e come in realtà siamo tutti imparentati. Ma, come sia comparso sulla terra il primo essere vivente, non lo sappiamo bene, resta ancora un mistero. Bisogna anche tenere conto che la Terra 4 miliardi di anni fa era molto diversa, la crosta solida per esempio non era così sviluppata, compito dell’astrobiologia è appunto cercare questa connessione tra possibili forme viventi e pianeti.

Qualche indizio in più potrebbe darcelo il pianeta più vicino a noi, quello accanto alla stella Proxima Centauri lontana 4,2 anni luce.

Nella nostra galassia ci sono quasi 4 mila pianeti noti capire se c’è vita è molto complesso, come prima cosa gli scienziati, ci ha spiegato Balbi, vanno a guardare i pianeti rocciosi che si trovano alla distanza giusta dalla loro stella da poter permettere la vita, così come il nostro dal Sole.

Una volta individuati i pianeti “possibili” il criterio applicato dagli astrofisici è quello della “zona abitabile”, ossia trovare quello dove vi è una zona temperata. Un ultimo determinante indizio è quello di capire la loro atmosfera, ossia la loro composizione.

Per esempio nel nostro Sistema Solare ci sono tre pianeti definiti rocciosi e quindi potenzialmente adatti alla vita: la Terra, Marte e Venere ma due di questi hanno caratteristiche che non li rendono compatibili alla vita come è necessaria per l’uomo, per noi serve l’ossigeno e quindi le piante.

Le distanze sono un altro limite enorme per la speranza di trovare gli alieni, pensare che se esistessero, potrebbero arrivare da noi è un’idea abbastanza fantascientifica perché le distanze sono enormi, la nostra civiltà è giovane. Con quello che conosciamo oggi e non riuscendo a superare la velocità della luce è impossibile ma, se la raggiungessimo, la stella Proxima Centauri necessiterebbe un viaggio di 4 anni. Mentre per esplorare la nostra galassia ci vorrebbero 100.000 anni luce, traguardo impossibile.

Ogni nostro sogno si infrange quando la razionalità prende il sopravvento e Balbi ci spiega che la nostra galassia ha oltre 10 miliardi di anni, quindi se ci fossero delle civiltà evolute sarebbero già arrivate, e se ci fossero ma non evolute non riusciremo ad incontrarci. Conclude con le distanze e la probabilità, distruggendo ogni nostra speranza: “Non solo le distanze sono molto grandi ma anche dal punto probabilistico le stelle e i pianeti sono tantissimi perché dovrebbero arrivare proprio sul nostro?“.

Ma se volete saperne di più nel suo ultimo libro “L’ultimo universo” UTET editore, Amedeo Balbi passo dopo passo vi accompagnerà a scoprire quello che c’è da sapere dell’universo.

Con Piero Genovesi che invece si occupa di un altro tipo di alieni, zoologo e ricercatore di ISPRA ci focalizziamo sul suo libro “Per un pugno di ghiande”, Giunti editore,  nel quale racconta ai ragazzi cos’è una specie aliena.

Le specie aliene sono ogni specie che l’uomo trasporta accidentalmente o intenzionalmente in luoghi diversi dal suo originario, è un fenomeno legato ai movimenti.

Ma qual è il pericolo che potremmo avere visto che molte di esse non sembrano minacciose? Infatti ci spiega Genovesi che l’uomo da sempre trasporta specie e molte di esse ormai sono essenziali nella nostra vita quotidiana. Ha portato animali e sementi coi coloni (il pomodoro, il mais e le patate) dopo la scoperta dell’America.

Negli ultimi decenni invece le “specie aliene”, a causa dell’incontrollato trasporto e alla maggiore velocità degli spostamenti, hanno invece un forte impatto sulla biodiversità al punto da essere una delle principali cause della perdita di essa.

L’impatto che alcune hanno sui predatori porta all’estinzione di altre specie e la devastazione di interi habitat.

Un esempio eclatante è stato quello degli scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis) vicino a Torino provenienti dal nord America che, apparentemente innocui, incominciarono in seguito a riprodursi fino a far sparire la specie di scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) più timida. Da questo ne sono derivati una serie di problemi a cascata, oltre all’estinzione dello scoiattolo rosso anche problemi di biodiversità legati alle scorte che gli scoiattolini facevano durante i mesi invernali di semi e che mettevano nel terreno, importanti per la rigenerazione della flora. L’ingresso nello stesso habitat dello scoiattolo grigio che rubava le scorte alimentari a quello rosso, ha bloccato questo ciclo portando ad un impatto sia sulle specie vegetali sia sull’estinzione del più timido scoiattolino rosso.

Il terzo appuntamento con NOTTI DI (FANTA)SCIENZA in collaborazione con Scienzainsieme,  la prima iniziativa nazionale di divulgazione scientifica dei principali Enti di ricerca italiani: ASI, CINECA, CNR, ENEA, INAF, INFN, INGV, ISPRA, Università di Roma Sapienza, Università di Roma ‘Tor Vergata’ e Unitus, Università della Tuscia (Viterbo) sarà il 20 luglio con “La notte della Luna. 50 anni dopo il primo uomo”.

“Eclisse di Luna e meccaniche celesti”.