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“Turandot” di Giacomo Puccini uno degli spettacoli inaugurali del 101° Arena di Verona Opera Festival 2024

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Turandot_EnneviFoto
La prima rappresentazione della stagione estiva della 101esima edizione dell’Arena Opera Festival 2024 è dedicata a Giacomo Puccini di cui si celebra il centenario della morte. L’opera in tre atti e cinque quadri il cui libretto è di Giuseppe Adami e Renato Simoni (l’ultimo duetto e il finale sono di Franco Alfano) è diretta da Michele Spotti. La regia e le scene sono di Franco Zeffirelli, i costumi di Emi Wada mentre i movimenti coreografici sono di Maria Grazia Garofoli

Attesissimo inizio della stagione del festival lirico, l’8 giugno, la protagonista della “Turandot”, la principessa,  è stata interpretata da Ekaterina Semenchuk, al debutto areniano, sfidata sul palco, dal principe ignoto Calaf interpretato dal tenore Yusif Eyvazov. L’imperatore Altoum è in tutte le serate Piero Giuliacci così come Ping, Pang e Pong sono rispettivamente Youngjun Park, Riccardo Rados e Matteo Macchioni. La fedele Liù nella data dell’8 giugno è impersonificata da Mariangela Sicilia e il Principe di Persia da Eder Vinenzi. Timur è Riccardo Farsi e il mandarino è Hao Tian. Il cast al completo ha entusiasmato il pubblico dell’arena insieme al coro con il Maestro Roberto Gabbiani.

Il tenore Yusif Eyvazov in “Nessun dorma”Turandot_EnneviFoto
“Nessun dorma” è stata una delle arie più attese che ha commosso l’arena per l’intensità canora e delle parole sulla musica di Puccini. Così come l’atto tragico d’amore di Liù che preferisce ferirsi a morte con un coltello anziché rivelare il nome del principe ignoto in “Tu che di gel sei cinta”.
La morte di Liù – Turandot_EnneviFoto

 

Dietro a il destino di Liù si narra che vi sia il trauma di Puccini mai superato del suicidio della giovanissima cameriera Doria Manfredi accusata, dalla moglie del compositore, Elvira, di esserene l’amante.

Nell’opera il principe Calaf dal momento in cui vide la principessa se ne innamorò al punto di voler tentare di superare la prova dei tre enigmi, pena la morte come la sorte del Principe di Persia suo predecessore. Sarà l’unico a far innamorare e umanizzare la principessa crudele diventando così l’eroe.

Calaf suona il Gong per conoscere gli enigmi- Turandot_EnneviFoto

Gli appelli all’imperatore che Turandot pronuncia per sottrarsi allo sposalizio con lo scioglitore degli enigmi non valgono nulla, Calaf, con una dolce melodia (quella del “Nessun dorma”) sfida ulteriormente la principessa: scoprire il suo nome prima dell’alba, se ci riuscirà, allora il principe morirà, ma se per l’alba il nome risultasse ancora ignoto, Turandot dovrà rassegnarsi a sposarsi con il vincitore.

Almeno due delle sue composizioni precedenti presentano la stessa strenua volontà di finire bene, e proprio grazie all’amore: “La fanciulla del West” (1910) e “Suor Angelica” (1918). Entrambe giungono alla conclusione felice in maniera assai improbabile: con una orda di cowboy forcaioli che si muove a pietà per via dell’affetto che provano per la loro Minnie, e con la Madonna in persona che, pietosa, accoglie un’anima innocente, seppur suicida, in Paradiso.

È probabile che Puccini intendesse qualcosa di simile con Turandot. Una principessa-marionetta cattiva che, in modo forse improbabile ma efficace, si tramuta in umana sotto il bacio di un eroe dopo essere stata colpita dal sacrificio, per amore, di una povera schiava. La crudele Turandot vinta dall’amore. Se vogliamo dare un significato politico all’opera, Giacomo Puccini riesce a far cessare la dittatura grazie all’amore.

Turandot_EnneviFoto

Per l’occasione sono stati allestiti grazie al Comune e alla Fondazione Arena di Verona cinque maxi schermo e posti a sedere nelle piazze e nei giardini per portare l’opera in tutta la città fruibile ad un più ampio pubblico. Ad anticipare la rappresentazione alcuni contributi video per avvicinare gli spettatori al mondo lirico.

Le prossime rappresentazioni di “Turandot” all’Arena di Verona saranno il 15, 22 e 29 giugno.