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Una giornalista di guerra e una madre, Nancy Porsia fino al 19 dicembre nel docufilm di Jovine e Mariotti su Mymovies

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"Telling my son's land" di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti e distribuito da Blue Penguin Film
Il film documentario su Nancy Porsia ”Telling my son’s land” dei registi di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti è distribuito da Blue Penguin Film, dopo aver partecipato in concorso a numerosi festival nel corso di quest’estate è ora visibile in streaming su Mymovies

I due registi hanno voluto raccontare la storia e la passione di Nancy Porsia per il suo lavoro, l’amore per un paese, la Libia, dove si sente a casa, il cambiamento, il pericolo, l’incontro con il compagno e la nascita del figlio. Parte di una vita, concentrata in pochi anni all’estero, eppure vissuta intensamente.

Nancy ama il suo lavoro. È giornalista freelance, ha quella febbre che le impedisce di fermarsi, che non la fa soffermare sul pericolo, la stanchezza che non sente, le domande sul domani rimandate dal vivere oggi.
Nancy Porsia

Eppure Nancy non fa mai mosse azzardate, non rischia. Capisce quali sono le regole le “dinamiche da campo” e, che se fosse stata ferita avrebbe messo in pericolo anche gli altri che l’accompagnavano.

Durante il suo percorso s’innamora di un uomo libico, hanno il loro primo figlio e, anche se Nancy lo ama follemente non può rinunciare a partire, attratta da quella terra meravigliosa di lande desolate che l’ha accolta la prima volta nel 2011, con la “cultura della benzina costa meno dell’acqua”.

”Telling my son’s land” non è solo un docufilm della Libia post-Gheddafi, è la storia di una giornalista di guerra, è la storia di una donna e di una madre che i due registi sono riusciti a raccontare con delicatezza e intensità facendo capire allo spettatore ogni sfaccettatura di questo lavoro-passione. Perché come dice all’inizio Nancy quando le viene chiesto perché lo fa se la paga è così bassa, lei risponde “non ne faccio una questione di rischio, è ovvio che la vita non ha prezzo, ma non è il prisma attraverso il quale prendo le mie decisioni”. Soprattutto nei periodi in cui è stata l’unica giornalista sul campo.