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Paolo Cognetti: “Le otto montagne” il caso editoriale dell’anno, vincitore del premio Strega 2017

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Paolo Cognetti, nato nel 1978, ha pubblicato per Einaudi il libro che è diventato il caso editoriale dell’anno, vincendo il prestigioso premio Strega.

È  un libro tendenzialmente autobiografico, che parla di un’amicizia vera e duratura tra un ragazzo di città e un ragazzo di montagna.

Come scrive nel suo blog, Paolo ha maturato l’amore per la lettura nell’età dell’adolescenza durante gli anni ’80.

Allora, era più facile annoiarsi per i ragazzi senza cellulari né social network.

Gli stessi social che, oggi, invece tendono a riempire tutti quei vuoti da cui invece, potrebbe nascere qualcosa di buono, come appunto è accaduto a lui avvicinandolo ai libri.

Da bravo amante dei monti qual è, l’autore oggi vive nel suo chalet per sei mesi l’anno. Qui riesce a ritrovare se  stesso nel silenzio della sua amata montagna.

Le lunghe camminate in percorsi impervi, allo scopo di raggiungere nuove vette, all’inizio gli sembra un’inutile ricerca perpetrata dal padre ad ogni costo. Ma, poi, queste continue sfide con sé stesso lo porteranno a voler conoscere da grande anche il Nepal.

Nel suo libro ambientato a Grana ai piedi del Monte Rosa, dove Pietro veniva portato dai genitori in estate, ancora ragazzino, ed è proprio lì che, grazie a sua madre, durante una delle prime estati, conosce un bambino, Bruno.

Bruno vive in montagna ed è un montanaro a tutti gli effetti che porta le mucche al pascolo, e non conosce altri modi di vivere oltre al suo.

Tutta la sua vita è scandita dai ritmi del pascolo, dalle mungiture e dal lavoro in montagna.

Tra Berio (nomignolo affibbiatogli da Bruno) e Bruno, nasce subito una grande amicizia, riscoperta ogni estate in quel luogo incantato, dove il tempo sembra essersi fermato.

Dopo un periodo di separazione, in cui i due si allontaneranno senza che vi sia un motivo preciso, la loro amicizia riprende forma con la morte del padre di Berio.

L’amore per la montagna e la ricostruzione di un rudere lasciato in eredità dal padre morto, riunirà i due amici per la vita.

Per trovare conforto nei momenti più stressanti, e, rappacificarsi con se stesso, cercherà la sua intima solitudine proprio in un rifugio montanaro; lontano dai rumori, dallo smog e dal caos della città.

Complici e proprietari cointestatari della casa rifugio costruita insieme, attraverseranno le varie fasi delle loro vite tanto diverse e tanto simili. Accomunati sempre dalla stessa passione.

E’ un racconto lineare, senza grandi colpi di scena, ma , molto ricco di emozioni e introspettivo. Sembrerebbe un racconto autobiografico, ma lo stesso autore non ama definire così il suo romanzo, quello che è certo, e, lo si percepisce chiaramente, è che ciò di cui parla lo conosce molto bene ed è frutto di un’esperienza di vita molto personale.

Carla D’Aronzo

 

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