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InDivenire 2025 il teatro del ricordo e della scelta

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Margot theatre "Aut Aut" Alice Staccioli e Michelangelo Raponi
Sguardi critici sulla serata del 2 maggio: tra le donne dimenticate della Costituente e il vuoto della scelta contemporanea allo Spazio Diamante a Roma dal 28 aprile all’11 maggio 2025 con 16 compagnie in scena. Un progetto di Alessandro Longobardi con la direzione artistica di Giampiero Cicciò 

C’è un’energia rara che si percepisce appena si varca la soglia del Festival inDivenire. È l’adrenalina del possibile, il brivido del non ancora compiuto, l’ardore di voci teatrali che si affacciano, o riaffermano, nel panorama della scena contemporanea con studi, bozzetti vivi, tentativi consapevoli. Siamo alla VI edizione di questo progetto visionario ideato da Alessandro Longobardi e diretto con cura e slancio da Giampiero Cicciò. Se l’obiettivo è “dare vita a idee chiuse in un cassetto”, allora mai come quest’anno quel cassetto si è spalancato su un ventaglio di creatività sorprendente.

Sedici compagnie selezionate tra 78 progetti: un fermento teatrale che si manifesta nella molteplicità dei linguaggi, dalla drammaturgia originale alla performance visiva, dalla parola poetica alla coreografia fisica. InDivenire si conferma non solo vetrina, ma anche laboratorio. Qui il teatro non è ancora “spettacolo”, ma momento di interrogazione viva, ponte tra l’urgenza espressiva e il suo possibile compimento.

Il Festival continua la sua vocazione di scoperta e rilancio: i progetti selezionati, infatti, concorrono per essere sviluppati in uno spettacolo completo nella stagione successiva dello Spazio Diamante. Una visione a lungo termine che valorizza l’idea, ma anche il processo. E quest’anno, oltre alla giuria di esperti presieduta da Cicciò e Tommaso D’Alia, il pubblico stesso avrà voce in capitolo, con l’assegnazione del Premio del Pubblico.

La serata del 2 maggio ha offerto due lavori di segno opposto, ma ugualmente potenti: Rivoluzionarie Professionali e Aut Aut.

Carolina Leporatti “Rivoluzionarie professionali”
Rivoluzionarie Professionali – Un’utopia al femminile che reclama ascolto

Lo studio firmato dal collettivo Estella in scena Carolina Leporatti, Valeria Almerighi, Federico Brugnone prende le mosse dal libro “Rivoluzionaria professionale” di Teresa Noce e da una lunga ricerca d’archivio. Ne nasce un’indagine scenica sull’eredità delle 21 donne dell’Assemblea Costituente, figure spesso dimenticate dalla memoria collettiva. Donne come Nilde Iotti, Lina Merlin o Bianca Bianchi, che alle elezioni ottenne il doppio dei voti di Sandro Pertini, furono protagoniste di un tempo fondativo della Repubblica, ma non sempre vennero ricandidate. Molte, come Teresa Mattei, furono progressivamente emarginate, tacciate di essere “maledette anarchiche”.

Il lavoro di Estella cerca non solo di ricordare, ma di rimettere in circolo i loro pensieri, il loro spirito, la loro radicale diversità. Un gesto poetico e politico che trova espressione in una scena attraversata dalla figura enigmatica di un pesce bianco e muto: simbolo di rimozione, cecità, isolamento. Una creatura che “vive da sola e non vede mai la luce”, che sottrae identità e poi la restituisce, in parallelo con proiezioni analogiche di immagini d’epoca che scorrono sul fondo.
Federico Brugnone “Rivoluzionarie professionali”

In appena venti minuti, ricordiamo che il formato del Festival prevede una “bozza” scenica, un assaggio di ciò che potrebbe diventare spettacolo, Estella riesce a far affiorare non solo biografie, ma tensioni, domande, utopie perdute.

Far parlare queste donne è stata la sfida principale. E in questo primo studio il tentativo è già evidente: restituire voce a chi l’ha avuta, ma è stata zittita. Non con retorica o mitizzazione, ma con attenzione, rispetto, e una certa dose di invenzione scenica che promette sviluppi futuri interessanti. La speranza è che questo studio trovi il suo pieno compimento: la scena italiana ha urgente bisogno di voci come queste.

Il nodo drammaturgico più profondo dello spettacolo è: come far parlare queste donne oggi? Estella trova una prima risposta scenica vibrante, che meriterebbe pieno sviluppo. Se selezionato, anche questo lavoro potrà evolvere in uno spettacolo compiuto nella prossima stagione.

Martina Grandin Margot theatre “Aut Aut”
Aut Aut – La vertigine della scelta tra etica ed estetica

Di impatto completamente diverso Aut Aut della compagnia Margot Theatre, diretto da Valentina Cognatti, con Martina Grandin, Alice Staccioli e Michelangelo Raponi. Se Rivoluzionarie Professionali parlava di statuti politici e memoria storica, Aut Aut ci porta nel magma del presente, nel momento esatto in cui si deve scegliere. E lo fa partendo da una scena semplice e folgorante: una ragazza che si sta laureando. Ha ancora in testa la corona d’alloro e ringrazia freneticamente, quasi febbrilmente, chi l’ha accompagnata fin lì. Ma quel ringraziamento si trasforma in smarrimento, panico, vertigine.

Il testo si ispira al Aut-Aut di Søren Kierkegaard, meditazione filosofica sulla dicotomia tra la vita etica e quella estetica. La compagnia, formata da attori che si conoscono dall’infanzia e collaborano da anni, ha scomposto e ricomposto il pensiero kierkegaardiano non in forma didattica, ma teatrale. Il testo viene esaminato, sviscerato, fatto esplodere attraverso il corpo, l’oggetto, il gesto.

In scena, una valigia e una serie di abiti che diventano strumenti narrativi e simbolici: si indossano uno sull’altro, con foga, con disperazione, per riempire un vuoto esistenziale. L’ultimo è rosso.  È un’immagine efficace della vita “estetica”, quella che accumula esperienze senza scegliere, senza definirsi. Ma arriva il momento in cui questa sovrastruttura collassa, e sopraggiunge la disperazione: consapevole o meno, è il primo passo verso la necessità della scelta.

“Ogni scelta è una separazione”: questa verità semplice e spietata attraversa l’intero studio, che si chiude lasciando in sospeso la domanda su quale strada scegliere – o se scegliere affatto. Anche Aut Aut, come previsto dal regolamento del Festival, se selezionato come vincitore, sarà sviluppato in forma di spettacolo completo nella prossima stagione dello Spazio Diamante.

Il Festival InDivenire continua fino all’11 maggio, quando ospiti d’onore come Pia Lanciotti e Massimo Popolizio accompagneranno la cerimonia di premiazione. Ma già da ora il bilancio è chiaro: il teatro, per essere vivo, deve essere un luogo che accoglie l’incompiuto, che mette al centro la domanda, che rischia. InDivenire, ancora una volta, è tutto questo.

InDIvenire

11 MAGGIO – SERATA FINALE

Ore 18:00 (Sala White) – Cerimonia di Premiazione con Pia Lanciotti
Ore 21:00 (Sala Black) – Incontro con Massimo Popolizio intervistato da Giampiero Cicciò e Alessandra Bernocco