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Giorgio Pasotti si trasforma in “Racconti disumani” con la regia di Gassmann al Quirino

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Giorgio Pasotti in "Racconti disumani" da Franz Kafka, regia Alessandro Gassmann
Dal 30 gennaio al 4 febbraio 2024 due racconti di Franz Kafka: “Una relazione accademica” e La tana”, scelti dal regista Alessandro Gassmann e interpretati da Giorgio Pasotti, sono rappresentati sul palco del Teatro Quirino

La recitazione camaleontica di Giorgio Pasotti supera la caratteristica kafkiana dei racconti unici e straordinari. Nella prima storia “Una relazione accademica” il protagonista interpreta una scimmia che diventa uomo, è irriconoscibile, abituati all’aspetto pulito del suo viso e del suo modo di recitare.

Pasotti è trasformato a partire dalle movenze, incredibilmente identiche ad una scimmia, le braccia in una postura tale da sembrare più corte, le gambe leggermente inarcate con gli abiti umani troppo grandi.
Giorgio Pasotti “Una relazione accademica” da Franz Kafka

La voce è scimmiesca, la tristezza rappresentata dalla scelta che è una non-scelta di diventare “umano”, di parlare per fuggire prima da una gabbia e poi dal circo, smettere di essere una scimmia. Non vi era nessun’altra via di uscita, in un baule di legno troppo piccolo per ogni movimento, in trappola, su una nave. La scimmia così impara a sputare come loro, con la differenza di pulirsi la faccia dopo, a fumare la pipa ma la bottiglia di grappa è la difficoltà più grande da affrontare per diventare umano. E, una volta umano finisce solo in un appartamento con un unico conforto, la notte, di una scimpanzé con negli occhi “La follia dell’animale addomesticato”.

Perché infondo siamo tutti uguali “A chiunque cammini sulla terra prudono i calcagni”.

Giorgio Pasotti in “La tana” da Franz Kafka
Nel secondo racconto “La tana” complice una scenografia incredibile che crea un secondo piano con un manto di terra e prato da cui emerge il protagonista, Mario si muove in tunnel sotterranei. La tana è l’unico posto dove si sente al sicuro.

La sua tana per la vecchiaia, dove può dormire un dolce sonno profondo. Fino a quando nell’ amabile silenzio sente un rumore “Che cos’è questo raspo?” che turba la sua quietudine, ha paura perché chiunque potrebbe penetrare nella sua tana e distruggerla. La vita di Mario diventa una corsa forsennata per proteggere le sue provviste e la tana da un’intruso immaginario. Mario sa che potrebbe godere della libertà anche se la vita fuori è più rischiosa ma anche soddisfacente. Allora, dopo tante sofferenze, stanco di tutta la tranquillità e la sicurezza abbandona la sua tana verso l’ignoto.

Poca scenografia, in “Racconti disumani” al Teatro Quirino, ma efficace (del regista Alessandro Gassmann), un solo attore, esaltato da una serie di video proiezioni narrative, in cui si vede l’accurato lavoro di Marco Schiavoni e Marco Palmieri, accompagnano i racconti con una musica dai toni melanconici. Kafka fa riflettere e, se accompagnato da una calzante interpretazione, colpisce con la malinconia e l’onestà delle verità non dette.