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L’esperienza di Giorgia in una farm australiana continua

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Spero siete tutti pronti e carichi per leggere un altro pezzetto della mia esperienza in farm

Dove ci eravamo fermati? Ah, giusto….

Larry, lo Stravagante, mi aveva iniziato a trovare dei lavoretti, che ero libera di accettare o meno. Ho provato davvero di tutto pur di imparare e pur di mostrare a me stessa che potevo farcela.

Durante i miei sei lunghi mesi di farm mi sono trovata a raccogliere sotto il sole cocente estivo di 40 gradi uva da tavola, da vino o uva secca.

Alcuni di questi lavori venivano pagati ad ogni secchio riempito, questo significa che venivamo retribuiti in base alla quantità di uva raccolta.

Forse, per alcuni di voi può sembrare una cosa non giusta e senza senso.

Ma se ci pensate bene, perché pagare tutti alla stessa misura?

Ho incontrato davvero molte persone, premettendo che non tutti erano lavori semplici e non sempre risultavano divertenti, ma c’era davvero chi passava ore a guardarsi attorno e/o a lamentarsi, (forse con la speranza di trovare, fra un vitigno e l’altro, un albero in cui crescessero i soldi), chi invece non si perdeva d’animo e ci provava.

Quindi, se analizzata da questa prospettiva, perché un farmer avrebbe dovuto pagare tutti nella stessa maniera?

Non in tutti i casi, è giusto fare questo tipo di ragionamento, ma ad ogni modo il lavoro e le condizioni erano queste e stava a noi scegliere di accettare o meno.

Poi, ovviamente, non c’erano solamente lavori pagati in questo modo. Si possono trovare fattorie dove i backpackers vengono retribuiti ad ore fatte.

Dicendo questo, non sto prendendo le parti né del backpacker né del boss. Ogni situazione dovrebbe essere considerata e valutata a sé.

Ma parlo più che altro rispetto all’esperienza che ho vissuto io, mi ero già preparata a tutto e quindi ho sempre cercato di vivere ogni situazione traendone un insegnamento.

Con questo ho detto No anche io ad alcune situazioni di lavoro non confortevoli!

Ma se torno indietro con la mente e se dovessi ripercorrere quello che ho vissuto, beh…rifarei ogni cosa fatta.

Senza alcun rimpianto e soprattutto senza alcuna vergogna!

Mi sono ritrovata a raccogliere squash (una particolare varietà di zucchine che esiste qui in Australia).

Piante basse che ti provocano irritazioni sulle braccia, un lavoro che ti porta dolori alla schiena per le centinaia, se non migliaia di volte che ti devi chinare per raccogliere i singoli vegetali.

Mi sono persino ritrovata a raccogliere fichi, frutta che per altro adoro. Non so, forse erano più quelli che ingerivo, piuttosto che quelli che raccoglievo.

Per la durata di circa tre mesi ho raccolto vegetali, come broccoli, peperoni, fave, insalata, zucche e tanto tanto altro.

Ricordo ancora il mio primo giorno quando ero stata presa di mira da alcune ragazze che erano lì già da un paio di settimane.

Era mattina presto, ricordo che Larry mi aveva portata davanti a campi immensi di vegetali.

Come primo lavoro della giornata, io ed altre ragazze, dovevamo raccogliere i broccoli, ognuna di noi era attrezzata di scarponcini pesanti, pantaloni impermeabili, coltello e un secchiello di plastica.

Ed ovviamente, cosa successe? I coltelli non erano abbastanza, le ragazze non avevano il coltello per me.

Alcune di loro iniziarono già ad innervosirsi ed io non sapevo proprio che diavolo fare. Non mi sentivo per nulla accettata e non sapevo nemmeno come risolvere la cosa.

Poi, una di loro tornò alla macchina e ne trovò uno. Così potemmo iniziare a lavorare.

In poche parole, con il coltello, ovviamente, tagliavamo i broccoli dalle piante e poi li mettevamo nel secchiello ed una volta pieno e pesante, ognuna di noi doveva attraversare le varie linee per raggiungere il trattore e rovesciare il secchiello dentro un’immenso box.

Ognuna di noi si prendeva una fila, ogni fila era lunga metri e metri.

Indovinate cosa successe?

Dopo tutta la fatica fatta, per distrazione, il mio coltello sparì fra le piante.

Non potete immaginare il nervoso che provai, lo cercai ovunque, senza farmi sgamare dalle altre, ma come potete immaginare, fu un’impresa pressoché impossibile.

Dovetti, quindi, avvertire la mia supervisor. Che figuraccia. Speravo in una sua reazione comprensiva.

Ancora ricordo il suo sguardo fulminio insieme alle sue amichette. Odiose.

Mi avevano detto che me ne sarei potuta tornare a casa e che avrebbero potuto finire loro.

Ma, è stato lì che invece decisi di restare a tutti i costi!

Volevo sempre e comunque rendermi utile mi offrii di raggiungere, nel tempo più breve possibile ogni ragazza che vedevo con il secchiello pieno di broccoli.

Quindi lasciarle quello vuoto e portare il pieno al trattore.

Mi viene l’affanno ancora oggi a ripensare alla fatica che ho fatto, una fatica che spero non dovrò più riprovare.

Ad ogni modo, per grazia divina, dopo una mezz’ora il nostro Boss era apparso e una ragazza mi aveva detto di andare da lui a spiegargli la situazione.

Sicuramente lo aveva fatto, sapendo che lui era molto rigido e severo, un uomo che sicuramente ha vissuto un’infanzia fra casa e chiesa, visto i Santi che tirava giù ogni volta che si arrabbiava.

Un uomo ricciolino, con il viso sempre rosso ed un po’ paffutello, un uomo dalla doppia personalità , adorabile, disponibile e gentilissimo finito il lavoro, ma durante il lavoro sapeva diventare un vero e proprio diavoletto.

Ma non mi sono di certo spaventata e così andai da lui spiegandogli tutto quello che era successo.

Non ebbe alcuna reazione particolare, so solo che il giorno seguente, Larry mi chiamò al telefono dicendomi che il Boss voleva che lavorassi per lui.

Ero così contenta che accettai immediatamente.

Vorrei continuare a raccontarvi, ma purtroppo devo scappare, ma tornerò la prossima settimana.

Ciao a tutti, vi aspetto con il sesto capitolo. 😊

Giorgia Marcon

Una ragazza, l’Australia e l’esperienza in farm.

 

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