Home Musica Brusco porta un po’ di Giamaica a Talenti

Brusco porta un po’ di Giamaica a Talenti

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Si è volto ieri sera, presso il 68 Village, all’interno del Parco Talenti, il concerto di Brusco, al secolo Giovanni Miraldi

Il performer romano, da ormai molti anni uno dei principali protagonisti della scena reggae ed hip hop della Capitale e con dieci album alle spalle, accompagnato dalla formazione Roots in the sky, ha dato vita ad un intenso e partecipato live. Molti i fan accorsi presso l’arena situata vicino a Largo Pugliese, sicuramente usciti soddisfatti, a giudicare dalla partecipazione mostrata verso i brani cantati e ballati.
Il concerto si è aperto con il brano “Amore vero” tratto dall’omonimo album ed è proseguito con “Born Bad” del seguente “Quattroemezzo”. I ritmi di “Sotto i raggi del sole”, che hanno riportato in auge l'”Abbronzatissima” di vianellana memoria, scaldano ulteriormente il pubblico, scatenando le danze di cui il reggae è miccia naturale.

Ripetuti i riferimenti alle radici giamaicane della dance hall, di cui l’autore si fa portavoce, sia con cover del mai abbastanza compianto Bob Marley, (“Three little birds” e “Is this love” su tutte), sia con brani come “Land pon me” realizzato in “Patois”, dialetto dell’isola caraibica.

Il concerto scorre via con poche parole e molto ritmo, che è il registro costante di questo performer che non si risparmia sul palco.

Inni alla tolleranza ed alla multiculturalità si susseguono sotto i riflettori. Ironico su “Omo de panza”, dedicata ad un amico, romantico su “Abbi cura di te”, Brusco diverte e coinvolge, portando una ventata della spiaggia di Montego Bay nell’afosa serata talentina. Facile sentirsi davvero una “Superstar” ieri al 68 Village.

“So che sono tempi duri, ma nei tempi duri bisogna tenere ancora più duro” ricorda Brusco. È il momento di “Andrà meglio di così”, ottimistico brano dedicato ai giovani presenti. Immancabili gli omaggi alla fede calcistica giallorossa, che vedono in Miraldi un frequente cantore. Segnaliamo una intramontabile “Ancora e ancora” (un inno della Roma scudettata nel 2001) e la malinconica “Grazie Danie'”, doloroso arrivederci scritto recentemente in omaggio al Capitano De Rossi. Con “L’erba della giovinezza” e “Sangue” si torna indietro al 2006. In una ideale chiusura del cerchio produttivo dell’autore capitolino. Il set, dopo circa due ore, si esaurisce con “Sto bene qua” e non abbiamo dubbi che sia vero perché, come ci ha ricordato il performer nel backstage dopo il termine del concerto, “Sebbene ogni concerto sia diverso dall’altro, cantare a Roma è pur sempre giocare in casa…“.