Home Cultura/Spettacolo Con Maurizio Donadoni Otello di Shakespeare è profondamente umano e divino

Con Maurizio Donadoni Otello di Shakespeare è profondamente umano e divino

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Otello ©MarcoBorrelli

Nella bellissima cornice del Silvano Globe Theatre, il teatro elisabettiano di Villa Borghese a Roma si compie un delitto, un’innocente viene uccisa per mano del suo amato Otello

Sulla scena alcune grate fanno da scenografia, imponenti e altissime. Come una prigione fanno presagire il destino dei due innamorati. Desdemona (Maria Chiara Centorami) e Otello (Maurizio Donadoni) “Il Moro” sono i protagonisti della tragedia.

Un tavolo mobile e alcuni piani rialzati, pur nella loro semplicità, creano i movimenti di scena. Desdemona è una giovane fanciulla veneziana che rimane incantata ad ascoltare le gesta di uomo dal fascino indiscusso “Il Moro” e se ne innamora immediatamente.

Contro le volontà del padre lo sposerà e partirà per Cipro.

“Ha tradito suo padre potrebbe tradite anche voi” è questo il dubbio che piano piano Iago (Gianluigi Fogacci)   insinua come un serpente nell’orecchio di Otello.

La gelosia che ne scaturisce è in realtà progettata ogni singolo istante dal fidato confidente che instilla parola dopo parola i dubbi nel Moro. Michele Cassio ( Massimo Nicolini) è una delle vittime di questo perfido giuoco, usato per far ingelosire Otello.

Un fazzoletto ricamato è la prova del tradimento, rubato dalla moglie di Iago, Emilia (Carlotta Proietti) ignara del perfido progetto del marito.

Otello è un uomo maturo  con il cuore duro, un guerriero che scioglie la sua anima solo per Desdemona, che pura e innocente, si comporta come una bambina che ama totalmente il “suo” Moro.

Iago perseguitato dal male e affamato dall’invidia a tal punto da voler distruggere l’amore tra i due, sarà  la prima vittima della tragedia, vittima di se stesso e del suo rancore.

“Ha tradito suo padre per sposare voi, nonostante la giovane età è riuscita a ricucire gli occhi del padre”.

Iago è spietato in ogni passaggio della storia,  anche quando  il pubblico spera fino alla fine che la trama abbia una conclusione diversa. L’interpretazione dei due protagonisti maschili è intrisa dai personaggi al punto che si odia un po’ Iago e si fa fatica a perdonarlo anche alla  fine quando prende gli applausi.

Iago e Otello ©MarcoBorrelli

L’amore raccontato da Shakespeare in questa tragedia è distrutto dai sentimenti più bassi insiti nell’animo umano, troppo umano per una purezza così elevata. Il regista e il cast sono riusciti a coinvolgere il pubblico che partecipe ha sofferto l’ingiustizia di un destino architettato.

“Otello è una grande metafora sull’esistenza dell’uomo e della sua identità. La denuncia di una condizione di fragilità che porta alla perdita di sé e non lascia scampo per nessuno. Ma attenzione perché tutti siamo Otello. Il nero è in tutti noi. Tutti siamo vittime di una parte oscura di noi stessi che ci rende vulnerabili e autodistruttivi facendoci precipitare nel vuoto e nell’oscurità.

Basta nulla per trasformare una roccia in polvere.

Basta nulla per far esplodere nell’uomo un “dubbio” che come una coscienza parallela lo frantuma   facendolo precipitare nella schizofrenia .

Otello diventa vittima e complice al tempo stesso della sua autodistruzione seguendo un percorso da lui stesso approvato. Un disegno di morte improvvisato dalla mente di un abile politico che vuole riconquistare la sua centralità agli occhi del mondo: Jago.

Uno “schiavo” che, come in un perfetto ingranaggio ad orologeria, pianifica la sua ribellione politica e sociale, incurante che la bomba da lui stesso costruita gli possa esplodere tra le mani.

Come un kamikaze dei nostri giorni che con sapienza chirurgica trova e dilata una frattura, un vuoto, una debolezza, già esistenti in ognuno dei personaggi della tragedia , facendoli precipitare nel caos politico e psicologico.

Iago è la mente dell’opera e la macchina da lui costruita sarà un percorso obbligato per tutti i protagonisti e diventerà una trappola mortale anche per se stesso. Monta e smonta continuamente lo spazio scenico per modellarlo alle esigenze del suo piano diabolico delimitandolo con labirinti e cancelli come a formare un lungo corridoio , un imbuto capovolto, che via via restringe il campo d’azione isolando i personaggi e le singole scene come in frammenti cinematografici.

Tutti sono marionette nelle mani di Iago e trionfa il suo genio”. Il regista Marco Carniti

 

Otello sarà in scena fino al 5 agosto al Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese.

 

Sara Cacciarini

Stagione Silvano Toti Globe Theatre