Home Benessere Essere insegnante, qual è il vero valore?

Essere insegnante, qual è il vero valore?

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L'insegnante@pixabay

“ Mamma, da grande voglio fare l’insegnante! “ ” L’insegnante!? Figlia mia, ma sei matta!? È uno dei lavori più sottopagati e stressanti!! In mezzo ai ragazzini, le urla, la disorganizzazione… no,  è proprio uno strazio!”

Spesso, ad oggi, sento dire questo ed altro sulla professione dell’ insegnante e, molto a malincuore aggiungerei. Ormai questa professione  è vista come un ripiego, qualcosa che non dà alcuna soddisfazione. Il professore, la maestra, l’insegnante:  questa figura, così  di frequente invisa  agli studenti, in realtà è la persona più importante, dopo i genitori stessi ovviamente, nella formazione delle giovani menti.

Ancor prima che nascessero le scuole così come le conosciamo, gli insegnanti esistevano già:  vi erano già quando si apprendeva il mestiere del pescatore, del soldato, del panettiere ecc… l’insegnante è sempre stato un punto di riferimento, un esempio da seguire, come un comune denominatore.

Tutti gli insegnanti sono e dovrebbero essere portati a ricoprire tale figura dalla passione, dalla dedizione con la quale tramandano il loro mestiere e  le proprie conoscenze.

Questa è anche la motivazione grazie alla quale essi si portano sempre avanti ( sia con la pratica che con lo studio), perché possano avere una bagaglio di conoscenze sempre più vasto per ampliare oltre i confini   dell’orizzonte le aspettative dei propri allievi.

Non a caso si dice: “Chi insegna non smette mai di imparare! “poiché l’insegnamento apporta beneficio ad entrambe le parti.

Questo è quello che dovrebbe avvenire nelle scuole di ogni grado, fulcro della società. Una funzione politica, nell’ accezione delle poléis greche, cioè del ruolo formativo fondamentale che modella la forma mentis dei cittadini e di conseguenza  della loro città presente e futura.  Dice un mio vecchio insegnante, a me molto caro : “Spesso  noi siamo l’unica barriera tra il nulla e il nulla per un ragazzo, ahimè !”.

Come  un medico cura il corpo, così loro curano lo spirito, attraverso l’esercizio mentale, il collegare un argomento all’altro, la capacità di concentrazione, di impegno, il superamento di uno ostacolo.

Tutto ciò aiuta a costruire il carattere e la personalità di un ragazzo. In concomitanza con l’aspetto teorico ve ne è uno sociale, non di competenza stretta del professore, quando cioè, per un motivo o per un altro ( mancanza di personale, incapacità, assenza genitoriale …) egli si ritrova suo malgrado a dover necessariamente ricoprire il ruolo di psicologo, assistente sociale,  consulente famigliare ecc., pur non avendo tutte le competenze necessarie di un professionista e facendo quel che può con quel che sa.

Nonostante vi siano ancora professori degni di questo appellativo, si parla di scadimento della loro figura professionale, che avviene oggi di pari passo con molte altre a livello sociale  (magistrati, medici, forze dell’ordine…). Questo perché negli ultimi due- tre decenni abbiamo assistito ad uno sfacelo culturale dato da modelli televisivi:il  personaggio vincente, che non guarda in faccia a nessuno, dai soldi facili, con poco impegno.  Molti dei soggetti presi come esempio dai giovani sono il calciatore, la modella, lo youtuber, la cantante, il blogger, il rapper e così via.

Questo fenomeno rende molto difficile il processo educativo, perché il ragazzo in realtà non è educato dalla scuola o dalla famiglia, ma dai social, dove competono con ragazzi più o meno della loro età, ugualmente accecati da queste chimere, nell’oscurità  della coscienza.

L’aspetto socialmente più negativo segue da quanto detto: dato che le persone vedono il successo sociale in termini economici, di certo lo stipendio di un insegnante non è molto “appetitoso”, per non parlare della trafila da fare per poter entrare di ruolo.

Anche per questo l’insegnante è visto come un “loser”, come una seconda scelta, che non può permettersi chissà  quali agi.

Questo in Italia. Diversamente all’estero un professore guadagna molto di più, lavorando anche in strutture molto più nuove e attrezzate rispetto alle nostre, che di certo permettono lo svolgersi di molte più attività con maggiori riscontri nei ragazzi. Se si pensa che la professione docente è considerata una delle più soggette a stress ed è inserita in Europa tra quelle usuranti, ci rendiamo conto che questionare sulla mole di lavoro di un professore, che sembra  sicuramente inferiore a quella di molti altri impieghi, considerando che i ritmi di lavoro vanno quasi di pari passo con quelli degli studenti (ciò include ferie nei periodi festivi e durante tutta l’estate), non permette  di  dare a questa professione il riconoscimento che merita per il suo impatto sociale e politico ( sempre in accezione greca).

La svalorizzazione che sta avvenendo è palesata anche dagli atti di violenza sia fisica che verbale che molti insegnanti hanno e continuano a subire.

Per questa ragione il governo ha emanato recentemente una circolare che ribadisce il ruolo di pubblico ufficiale degli insegnanti, con la speranza che l’ignoranza e l’ottusità della nostra società  possa essere debellata.

Per quei pochi rimasti che ancora optano per la professione dell’insegnante come primascelta, è importante decidere bene sin dall’inizio quale percorso intraprendere, perché non è semplice (come del resto in tutte le professioni ormai). Informarsi innanzitutto su quali siano i corsi di studio e gli esami richiesti per poter avere accesso alla professione, così da poter studiare ciò che piace e lavorare la propria materia come free lance, scrittore, ricercatore ecc. , e contemporaneamente dall’altro lato tenersi aperta la porta dell’insegnamento, ponendo molta  attenzione sull’ aspetto burocratico che ciò comporta ( pratiche, abilitazioni,  ecc..). Avere infine la costanza e la pazienza: perché è si un percorso in salita, ma altamente formativo, dove si viene subito a contatto con un vasto gruppo di persone, dove il sapersi muovere è davvero quello che conta, essere capaci di interagire, avere l’intelligenza di modellarsi continuamente sulle esigenze degli alunni, il saper lavorare in gruppo.

Questo vuol dire fare l’insegnante: essere una persona preparata, volenterosa e felice del proprio lavoro, che sia esempio, sostegno e mezzo di conoscenza  per i ragazzi che dovranno inserirsi nel difficile mondo degli adulti.