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“Lascia la tua terra” Sinfonia del congedo di Stefano Iori

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Le poesie di Iori di Fara Editore racchiudono diversi significati, “perché partire è vivere e un po’ morire” come diceva nella canzone “ISOLE DEL SUD” Claudio Baglioni
ed è proprio partire la costante delle poesie dell’autore
Come riporta nelle note: dimenticare, di fatto, per poter rinascere.
In “Lascia la tua terra” trasmette l’idea di liberarsi dal passato, in modo che questo non influenzi il futuro, con l’obiettivo di aprirsi al nuovo.
A volte cupe e tetre altre volte più gioiose le poesie raccolte in questo libro raccontano di viaggi interiori e di rinnovamento.
Stefano Iori giornalista è direttore dei Quaderni del Premio Letterario Giuseppe Acerbi e della rivista di poesia Versante Ripido. Alcune poesie di questo libro edito da Fare Editore sono state premiate nell’ambito del Premio Lorenzo Montano 2016.
Abbiamo chiesto all’autore il significato della rinascita che vuole trasmettere attraverso il suo libro.

“Lascia la tua terra è traccia di un percorso che parte dalla Morte (pulsione, fascinazione, prefigurazione esperienziale). Il viandante attraversa poi le lande del Nulla e il vortice dei Dubbi per arrivare allo Stupore. L’immagine della rinascita viene dai lasciti stranianti dello stupore stesso, inteso come superamento della logica vita-morte, del tempo e dell’ordine delle cose comuni, ricordi compresi.

Probabilmente trattasi della costruzione della speranza.

Credo che una poesia del poeta nazionale scozzese Robert Burns dedicata allo spirito del grano (che ho recentemente ritradotto), contenga in buona parte il senso dell’idea di rinascita da me proposta al lettore”. Stefano Iori

Tre uomini fecero un voto: John Barleycorn doveva morire

Gettarono zolle sulla sua testa e dissero con voce solenne:

John Barleycorn è morto e sepolto

Lo lasciarono steso per un tempo molto lungo

e lui era sempre più pallido e smorto

fino al giorno magico di mezza estate

fino a che scese la pioggia dal cielo

Il piccolo Sir John tirò fuori la sua testa lasciando tutti di stucco

Gli era cresciuta una lunga, lunga barba e così divenne uomo

Allora i tre assoldarono baldi giovani con falci affilate per tagliargli le gambe

Altri gli conficcarono nel cuore i loro forconi

Il crudele carrettiere fece ancor peggio

dopo averlo legato al carro lo trascinò fino al granaio

dove con bastoni uncinati gli fu strappata la pelle dalle ossa

Anche il mugnaio infierì sul suo corpo

e lo schiacciò tra due pesanti pietre

Ma il piccolo Sir John dimostrò di essere invero l’uomo più forte

perché tante cose del mondo dipendevano da lui

Tirò fuori la sua testa e lasciò tutti di stucco

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“Le campagne hanno bocche” di Andrea Biondi, Fara Editore

 

 

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