È una serata di fine inverno, il 9 marzo, e il palco si accende di luci soffuse mentre le note di “Tra il silenzio e il tuono” iniziano a prendere forma nell’aria. Roberto Vecchioni, il cantautore che ha scritto pagine indelebili della musica italiana, è pronto a regalare al suo pubblico un concerto che è molto più di un semplice spettacolo musicale nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. È un incontro tra il passato e il presente, tra la parola, la musica e l’immagine, un viaggio attraverso la vita e le emozioni che solo Vecchioni sa raccontare
Il tour prende il nome dall’ultimo lavoro letterario di Vecchioni, pubblicato da Einaudi lo scorso 26 febbraio. Un’opera che si intreccia perfettamente con l’anima del concerto, creando un legame speciale con il pubblico che lo segue, non solo per la sua musica, ma anche per il suo modo unico di raccontare storie.
Il concerto si apre con “Storia e leggenda del lanciatore”, un brano che, come un incantesimo, catapulta l’ascoltatore in un mondo dove la poesia e la musica si fondono in un crescendo emozionante. Vecchioni è accompagnato dalla sua band storica: Lucio Fabbri al pianoforte e al violino, Massimo Germini alla chitarra acustica, Antonio Petruzzelli al basso e Roberto Gualdi alla batteria. Ogni nota è un racconto, ogni silenzio è una parola non detta.
La prima parte del concerto è un tributo all’ultimo album del cantautore, “L’Infinito”, con brani che raccontano temi di speranza, lotta e cambiamento. Una delle canzoni più emozionanti di questa sezione è “Ti insegnerò a volare”, scritta insieme a Francesco Guccini nel 2018, un inno alla resilienza e al coraggio. La dedica a Alex Zanardi, uomo simbolo di forza e determinazione, segna un momento di grande intensità emotiva: “Sempre avanti, qualsiasi cosa accada, non buttate via il tempo.”
Nel mezzo di questa riflessione sulla vita, Vecchioni non manca di esprimere un pensiero profondo sull’amore, come nell’intensa “Ogni canzone d’amore”, dove racconta la bellezza dell’amore in tutte le sue forme, dalla passione giovanile alla maturità della compagna di una vita. È un momento di pura poesia, che tocca il cuore di chi lo ascolta, per l’intensità e l’autenticità del suo messaggio.
La seconda parte del concerto è un vero e proprio viaggio nei grandi successi che hanno reso Vecchioni un pilastro della musica italiana. Si parte con “La mia ragazza”, un inno al cambiamento e alla libertà. Vecchioni scherza con il pubblico: “A 82 anni si mangia come maiali, si beve e si scopa pure! Non credete ai social, voi ci credete ancora?!?”.
Poi, il cantautore ci porta nella memoria di un episodio che segna un passaggio fondamentale della sua vita: “Signor giudice”, un pezzo che nasce dal suo periodo di detenzione a Marsala (tre giorni) per aver dato uno spinello a un ragazzo, come dichiara, dove scrisse una canzone per passare il tempo, un dono musicale al giudice Cassata, il cui ricordo resta impresso nella sua storia personale e artistica.
La serata prosegue con “El bandolero stanco”, dove Vecchioni riflette sul ruolo sacro della donna, una divinità che, secondo lui, è il vero motore del mondo. Con la sua band, Vecchioni racconta le radici culturali e storiche dell’umanità, unendo il mito alla realtà.
La serata prende una piega delicata e poetica con “Cappuccio rosso”, un omaggio a una figura di donna forte e simbolica Ayse Deniz Karacagil combattente per i diritti dei curdi, che rappresenta un popolo che lotta per la propria identità. Ma Vecchioni non si ferma qui, e dedica una canzone alle “arrampicatrici sociali” con “Voglio una donna”, una riflessione sulla lotta per l’emancipazione femminile, ma anche sulla ricerca di un’identità personale in un mondo che sembra sempre voler definire i confini.
Non manca un tributo alla sua carriera e alla sua musica, con il brano “Figlia”, una delle sue canzoni più amate, che racconta la bellezza e la fragilità della vita. A questo punto, Vecchioni si lascia andare ai ricordi di gioventù, quando negli anni ’70 si trovava a cantare con i grandi della musica italiana, come Lucio Dalla e Francesco Guccini all’Osteria delle Dame a Bologna in atmosfere uniche e di condivisione.
Il concerto si avvia verso la conclusione, ma non prima di regalare un ultimo, toccante momento: “Chiamami ancora amore”, il brano che gli è valso il Premio Mia Martini della Critica nel 2011. Un canto che è al tempo stesso una riflessione sul passato e un inno all’amore che resiste alle difficoltà del tempo.
Vecchioni saluta il suo pubblico con il sorriso e con una risata, ma anche con quella profondità che solo un artista della sua caratura può offrire: “Un artista non serve a niente, se non a fare sentire qualcosa a chi ascolta,” dice, con il suo spirito indomito e il suo amore per la musica sempre intatto e regala al suo pubblico oltre mezz’ora di concerto in più chiudendo con le amate “Luci a San Siro” e Samarcanda”.
Il “Tra il Silenzio e il Tuono Tour” non è solo un concerto: è una dichiarazione d’amore verso la musica, la vita e, soprattutto, verso quelle storie che solo Vecchioni sa raccontare con la sua straordinaria forza poetica. Un incontro che, ancora una volta, ha confermato perché Roberto Vecchioni rimane uno dei più grandi cantautori della musica italiana.