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Papou presenta “Il legionario”, il suo primo lungometraggio, a Locarno

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"Il legionario" di Papou
Hleb Papou il regista bielorusso ha presentato alla 74esima edizione del Locarno Film Festival il lungometraggio “Il legionario” tratto dall’omonimo corto saggio per il diploma al centro Sperimentale di Cinematografia nel 2017 e presentato lo stesso anno a Venezia

Oggi a Locarno la trama è la stessa, un poliziotto di colore, figlio di africani che è anche un celerino che si occupa degli sgomberi. Purtroppo in uno degli appartamenti occupati nella periferia romana, vi abitano la madre ed il fratello, è la sua casa.

Daniel con la madre (Félicité Mbezelé) in chiesa

Il conflitto interiore e la paura, in contrasto con il desiderio di avere una vita migliore con la giovane moglie incinta metteranno ad un bivio l’amore per la famiglia d’origine con quella nuova che rappresentano un futuro migliore.

Daniel e la moglie

Tutto questo tormento è anche nascosto ai compagni, in Polizia, anche nel momento dell’irruzione nel palazzo dove si trovano i suoi parenti. Il celerino da una parte e il fratello e la madre che occupano la casa e non se ne vogliono andare dall’altra.

Anche Papou, il regista, è italiano d’adozione ed è forse per questo che gli sta così a cuore il tema dell’immigrazione, si trova a voler parlare di ciò che avviene in una città multiculturale come Roma in cui si intrecciano realtà a volte nate dallo stesso nucleo famigliare ma profondamente diverse.

Daniel (Germano Gentile) farà con sofferenza sempre ciò che è giusto fare, ma il regista ci mostra anche l’altra parte della storia, di coloro che non hanno niente e disperati lottano aggrappati al poco conquistato.

“Il legionario” è il primo lungometraggio di Papou, presentato a Locarno nella sezione Concorso Cineasti del presente è prodotto da Clemart con Mact Productions in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Fandango. È un bellissimo e commovente film che vi porterà a riflettere e capire le diverse sfaccettatura della stessa storia, delle stesse storie, senza giudizi, perché non ve ne possono essere.