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“Memorie di Adriana” di e con Adriana Asti un sipario aperto sulla sua vita al Teatro Quirino

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26/06/2017 60 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Caio Melisso, spettacolo Memorie di Adriana. Nella foto Adriana Asti
La pièce è tratta dal libro “Ricordare e dimenticare, conversazione tra Adriana Asti e René De Ceccatty”, l’idea di Andrée Ruth Shammah è un racconto intimo sulla vita dell’attrice
L’alter ego di Adriana vestita di nero con un seducente scialle rosso a frange arancioni entra in scena, la scenografia scarna ed essenziale è l’esterno di un camerino, lo spazio tra il palco con grandi tende rosse porpora e la porta dietro la quale la “vera” Adriana è rinchiusa negandosi al pubblico.
Non vuole uscire, non vuole affrontare il palco.
L’alter ego di Adriana, l’altra parte di sé si racconta “la storia” seduta su un’imponente colonna greca in stile dorico, che rappresenta la sua vita, la sua solidità. Un pianoforte l’accompagna nel racconto mentre lei rimane solida poggiata al pilastro.
Una vita d’artista, ricca di aneddoti, d’amore, in un periodo in cui regnavano ancora i valori e dove la trasgressione era raffinata ed elegante così come Adriana.
Nel lungo racconto la Asti è divertente, tiene la scena, non sbaglia una battuta, è una vera artista. Trasmette fascino e soprattutto vita.
Memorie di Adriana. Nella foto Adriana Asti
Un atto unico, non riposa, tranne cinque minuti per fumarsi sul palco dietro una tenda trasparente, una sigaretta.
Il direttore (Andrea Soffiantini) le fa da spalla annunciando all’inizio dello spettacolo che Adriana non se la sarebbe sentita di entrare in scena, non vuole e il pubblico sarebbe stato
rimborsato.
“Certe volte l’artista decide di negarsi, ma se volete potete aspettare, succede a volte che una porta rimanga chiusa ma poi si riapra”.
Dopo alcune esclamazioni di disappunto Ahh! Ohh! lo spettacolo ha inizio.
Entra l’alter ego di Adriana “lei non verrà, la conosco bene, io…”
Il “racconto” a volte è grottesco, il direttore ha una coda che mostra senza vergogna, ed è proprio la vergogna uno dei temi affrontati da Adriana. Recitò nuda, e ancora ragazzina decise di recitare per fuggire dalla sua famiglia.
Per lei il teatro fu come un deserto per i beduini e un mare per i marinai.
Sapeva di non avere talento. E decise presto di lasciare le scene dando ragione al padre che le diceva di “non saper fare niente”.
Ma firmò un contratto a Milano con Paolo Grassi e per un contratto è rimase attrice.
Un ammiratore (Andrea Nasi) nascosto dal pubblico espone i ricordi di Adriana attraverso alcune fotografie, intervenendo e creando un legame tra il palco e il pubblico.
Il racconto continua per oltre un’ora e mezza tra la vita a Parigi e i grandi registi italiani, le canzoni e aneddoti divertenti.
Uno spettacolo unico, un dono di vita e di passato raccontati dall’unica protagonista, sono quei regali irripetibili che arricchiscono l’anima.
Al Teatro Quirino fino al 25 febbraio 2018.
Photo:MLAntonelli-AGF
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