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“Maschere. La giara e La patente” di Luigi Pirandello al Teatro Quirino fino al 19 novembre

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Enrico Guarnieri protagonista nelle due novelle più divertenti della raccolta “Novelle per un anno” di Pirandello al Teatro Quirino fino a domenica 19 novembre.

“Le maschere” e “il teatro nel teatro” pirandelliani in scena al Teatro Quirino.

Un capocomico e alcuni attori si trovano a rappresentare le due novelle davanti a noi spettatori. I costumi, il repertorio, senza un teatro, recitando in strada.

“Perché e un mestiere da pazzi, dar vita in scena a personaggi immortali, meno reali e più vivi i noi. Si può nascere albero, vento acqua, si può nascere donna ma anche si può nascere personaggio”.

La patente è stata scritta nel 1911. I protagonisti sono un Giudice (Rosario Minardi) e  Rosario Chiarchiaro (Enrico Guarnieri) impiegato del monte dei pegni,  licenziato perché accusato di essere uno iettatore. Rosario si trova davanti al giudice per aver sorpreso due giovani a fare le corna al suo passaggio. Ed ecco il  primo paradosso di Pirandello: mentre la vittima insiste per avere la “patente di iettatore”, per poterne almeno ricavare del denaro visto che il mondo gli aveva attribuito questa “maschera”, il giudice razionale non può attribuirgli legalmente questo ruolo.

Nel secondo tempo il sipario si apre con La Giara, novella composta nel 1906 anch’essa fa parte della raccolta “Novelle per un anno”.

Si narra la storia di Don Lollò Zirafa (Vincenzo Volo) proprietario di un podere a Primosole in Sicilia. L’anno particolarmente ricco di olive, gli fa comprare una giara più capace delle cinque che aveva in cantina, per contenere tutto l’olio.

“Alta a petto d’uomo, bella panciuta e maestosa, che fosse delle altre cinque la badessa”.

Don Lollò, un uomo litigioso e iracondo al punto che il suo avvocato stanco di trovarselo davanti gli aveva regalato “il codice” così da trovare da solo le norme giuridiche delle cause che voleva intraprendere, compra la giara nuova a ben quattr’onze.  Un giorno la  giara viene trovata rotta. Furioso Don Lollò  è costretto a fidarsi di un certo Zi’ Dima Licasi (Enrico Guarnieri )creatore di un mastice miracoloso.

Diffidente lo Zirafa obbliga Zi’ Dima ad aggiungere oltre al mastice anche alcuni punti interni alla giara.

Qui la commedia pirandelliana prende il suo corso e Zi’ Dima resta intrappolato all’interno della giara, l’unica possibilità per uscirne è romperla di nuovo. Ma rompendola dovrà risarcire Don Lollò per il danno mentre a sua volta dovrà essere pagato da lui per il lavoro fatto.

La situazione grottesca è tipica della comicità pirandelliana.

Ci troviamo davanti ad alcune tra le novelle più esileranti di Pirandello, pubblicate per lo più su quotidiani e riviste, quelle collocate in una Sicilia contadina stravolta e e allucinata ai limiti della follia. Dove l’autore rappresenta il suo totale rifiuto della società, che ci mortifica e costringe ad assumere ruoli artificiosi. La vita è un’enorme recita, dove ognuno è obbligato a recitare una maschera per poter vivere con gli altri, e a recitare una parte.

La giara- Teatro Quirino

Fino al 19 novembre a Teatro Quirino, con una magistrale regia di Guglielmo Ferro. I costumi di Dora Argento curati nei minimi dettagli e la recitazione di Enrico Guarnieri e Vincenzo Volo incantano per il realismo, facendoci scordare che sia finzione.

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