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“Aspettando Godot”, il teatro dell’ assurdo di Samuel Beckett agli Audaci

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“Aspettando Godot”, il capolavoro di Samuel Beckett al Teatro degli Audaci fino al 5 novembre 2017

Un teatro di periferia, sbocciato da cinque anni, la cui programmazione si fa più interessante ogni stagione, ha proposto quest’autunno “Aspettando Godot” vincendo sulla sfida di portare la cultura in periferia.

Il testo impegnativo e tutt’ora moderno si colloca in quello che viene definito il “teatro dell’assurdo”, scritto in francese da Beckett, presenta due personaggi, Vladimiro ed Estragone nei panni di due vagabondi. La pièce fu presentata per la prima volta a Parigi nel 1953 e successivamente nel 1955 a Londra nella versione inglese.

Oggi è arrivata al Teatro degli Audaci, con l’interpretazione e la regia di Flavio De Paola nei panni di Vladimiro, di Gianluca Delle Fontane (Estragone), Giuseppe Abramo (Pozzo) e Emiliano Ottaviano (Lucky e il ragazzo).

Si apre il sipario e appare Estragone (Gogo) un mendicante, che esce da un fosso del terreno.

Un albero privo di foglie, un salice, secco, sulla destra, la nebbiolina fitta che crea già un’atmosfera surreale. Entra Vladimiro (Didi) si mette in piedi vicino all’albero. Più in là, su un tronco si è seduto Gogo intento a togliersi le scarpe senza successo, forza e tira, tira e forza, soffrendo. I due vivono per strada, inseparabili da ormai cinquant’anni a volte non riescono più a stare insieme, tentano di allontanarsi, ma si riavvicinano sempre.

Aspettano Godot.
Flavio de Paola (Didi) e Gianluca Delle Fontane (Gogo)

L’esistenza dei due, appesa all’illusione che arrivi Godot è misera, neanche nell’albero, unica forma di vita c’è la speranza, anzi pensano di impiccarsi.

L’allegoria della condizione precaria dell’uomo.

Si percepisce il vuoto e la desolazione dei personaggi intorno ad una scenografia scarna. I due aspettano, si annoiano, progettano assurdi stratagemmi per passare il tempo, mangiano carote, ravanelli e rape.

“Si nasce tutti pazzi e alcuni lo restano”. Si avverte l’assurdità dell’esistenza.

Alternano frasi e dialoghi che implicano azioni che poi non vengono eseguite, “Andiamo?” e poi restano immobili.

La parola “Godot” composta dalle parole “go” e “dot” significa, appunto, rispettivamente “va” e “fermo” e dove Samuel Beckett sottolinea la frustrazione dell’uomo nel suo tentativo fallimentare di “muoversi”, procedere e cambiare la sua posizione.

Nel contesto del Teatro degli Audaci la pièce è stata alleggerita non nei contenuti ma nelle espressioni, risultando divertente nell’assurdità delle situazioni.

Pozzo e Lucky entrano in scena. Il primo che impartisce ordini secchi e decisi e l’altro attaccato ad un guinzaglio di corda. Personaggi assurdi e strampalati, anche il loro parlare è bizzarro. Uno padrone e l’altro facchino. Uno prima vedente e poi cieco, l’altro prima canta poi è muto.

Lucky, Didi, Gogo e Pozzo

L’interpretazione dei due protagonisti principali è impeccabile, non sbagliano una battuta, capaci di creare quella sospensione quell’attesa anche nel pubblico che insieme a loro aspetta Godot. Il momento del balletto diverte crea movimento e soprattutto sottolinea la sintonia tra i due attori. Profondo e toccante il monologo di Vladimiro, precisi e attenti i gesti di Estragone, rigorosi in ogni dettaglio.

La scenografia di (Mina Perniola) pur essendo essenziale è ben curata, l’albero è reale, il pavimento in legno rialzato crea un palco nel palco aggiungendo una dimensione in più per il movimento degli attori che, con grande maestria, occupano ogni singolo spazio possibile sulla scena, con spostamenti perfettamente funzionali alle cadenze delle battute.

Anche le luci (Emanuele Cavacchioli) e i costumi (GdF studio) sono studiati e creati con attenzione, riuscendo a dare colore alla scena.

La pièce arricchisce l’animo dello spettatore, fa riflettere, ma soprattutto diverte nella sua assurdità mai noiosa, assolutamente da non perdere questa regia di “Aspettando Godot”.

Al Teatro degli Audaci

A partire dal 26 ottobre al 5 novembre 2017 – Via Giuseppe De Santis 29 Roma

Tutte le sere ore 21:00 – Domenica ore 18:00 – lunedì, martedì e mercoledì riposo

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