
Daniele Gatti torna sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con un programma denso di significati e attraversato da un filo conduttore preciso: la riflessione sul destino e sulla finitezza dell’esistenza. Un doppio appuntamento romano, il primo in programma il 15 maggio, con repliche il 16 ore 20.30 e il 17 maggio ore 18, che anticipa il ritorno del maestro milanese a fine mese con un altro ciclo dedicato a Wagner e Strauss
Il concerto del 16 maggio sarà trasmesso in diretta su Rai Radio3.
Nella prima parte del programma, Gatti dirige due pagine corali intense e poco frequentate di Johannes Brahms: il Gesang der Parzen (Canto delle Parche) op. 89 e la Schicksalslied (Canto del destino) op. 54. Due lavori che mostrano il lato più filosofico e introspettivo del compositore tedesco, impegnato a dare voce e corpo orchestrale a riflessioni profonde sull’esistenza umana.
Ed è proprio un inizio meditativo quello diretto da Daniele Gatti con la scelta di apertura del concerto odierno. Entra l’Orchestra, il Coro e il Maestro. Tredici minuti di riflessione pura quella del Canto delle Parche, scritto nel 1882 e ispirato alla Ifigenia in Tauride di Goethe.
Un attacco perfetto per far calare da subito il pubblico in una concentrazione quasi “obbligata” attraverso la musica e il destino che lo accompagnano alla seconda composizione la più celebre Schicksalslied, composta nel 1871 su testo di Friedrich Hölderlin. Qui Brahms mette in musica la poesia con un lirismo struggente: i versi iniziali, evocano un’esistenza celeste e senza dolore, vengono avvolti da un’orchestrazione eterea e luminosa; ma è il ritorno alla realtà terrena, fragile e sofferente, a colpire con forza, sostenuto dal ritmo cadenzato che richiama il passo del destino. Il suono avvolgente del Coro (diretto da Andrea Secchi) e dell’Orchestra accompagna l’ascoltatore in un’intensa immersione emotiva, quasi sospesa nel tempo.
Ed è a una poesia che Brahms si ispirò mettendo in musica le parole che portano verso la finitezza della vita. La morte è musicata in modo dolce come soffi di “dolci Eliseo” nelle prime rime per poi abbracciare i “poveri uomini” nel seguito e trasportarlo ancora una volta verso il destino e l’ignoto scandito dai battito dei timpani di Antonio Catone.
La seconda parte del concerto è dedicata a uno dei monumenti sinfonici del tardo Ottocento: la Sinfonia n. 9 in re minore di Anton Bruckner. Ultima fatica del compositore austriaco, lasciata incompiuta per la morte sopraggiunta nel 1896, la Nona è un testamento spirituale dedicato “al buon Dio”. Daniele Gatti sceglie di eseguirne i tre movimenti completi, rispettando l’integrità dell’autografo bruckneriano.
Sembra una danza, una rappresentazione della vita, a tratti dolci e accattivanti accostati a toni duri e bruschi caratterizzati dall’ instabilità tonale. Si succedono solo i primi tre tempi: Feierlich (Solenne. Misterioso), Scherzo: Bewegt, Lebhaft (Mosso, Vivace) Trio: Schnell (Trio: Presto) Adagio. Sehr Iangsam, feierlich (Molto lento, solenne). E sono questi continui contrasti ad accendere tutti i sensi attraverso la genialità di Anton Bruckner i cui tratti ispirativi wagneriani prendono corposità.
La passione è così travolgente che il primo violino Andrea Obiso si solleva durante l’esecuzione, nel pieno di un passaggio, quasi sospinto dall’energia trascinante della musica.

Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
In prova direttore Daniele Gatti maestro del coro Andrea Secchi
Brahms Canto delle Parche Brahms Canto del Destino Bruckner Sinfonia n. 9
©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Pasqualini/MUSA
L’interpretazione di Gatti è lucida, tesa, sorvegliata. L’Orchestra risponde con compattezza e intensità, in un crescendo emotivo che trova momenti di grande coinvolgimento: la platea, visibilmente commossa, si abbandona all’ascolto. I tre gruppi tematici che attraversano i movimenti della sinfonia si intrecciano in un’architettura sonora di rara potenza, che Gatti scolpisce con gesto misurato ma profondamente espressivo.

Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
In prova direttore Daniele Gatti maestro del coro Andrea Secchi
Brahms Canto delle Parche Brahms Canto del Destino Bruckner Sinfonia n. 9
©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Pasqualini/MUSA
Daniele Gatti tornerà a fine mese (29, 30, 31 maggio) con un nuovo appuntamento sinfonico dedicato a Wagner e Strauss: un ulteriore passo in un percorso musicale che continua a stupire per profondità e coerenza.

Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
In prova direttore Daniele Gatti maestro del coro Andrea Secchi
Brahms Canto delle Parche Brahms Canto del Destino Bruckner Sinfonia n. 9
©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Pasqualini/MUSA