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“12 anni a Guantanámo” di Mohamedou Ould Slahi

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"12 anni a Guantanamo" di Mohamedou Ould Slahi
Ould Slahi è stato arrestato per un crimine non commesso nel 2002 e imprigionato nel carcere di massima sicurezza di Guantanámo a Cuba. Durante la sua prigionia scrive un libro, un resoconto delle torture subite e della sua vita negli ultimi dodici anni. Mohamedou verrà rilasciato solo nel 2016

Sospettato dopo l’11 settembre di affiliazioni con cellule terroristiche, Ould Slahi ingegnere della Mauritania aveva vissuto prima in Germania e poi in Canada. Fu interrogato numerose volte già a partire dal 2000 dopo il suo rientro in Mauritania, fino al suo arresto definitivo prima in Giordania e poi in Afganistan con ancora nuovi interrogatori nella base USA di Bagram. Da lì in volo segreto nel 2002 al carcere di Guantanámo dove vi rimase fino al 18 ottobre 2016, data del suo rilascio.

Il suo libro “Guantanámo Diary”, iniziò a scriverlo subito dopo che gli fu consentito di incontrare i suoi due avvocati del pool di difensori d’ufficio: Nancy Hollander e Sylvia Royce nel 2005 in lingua inglese che aveva appreso in prigione.

Larry Siemens un attivista e difensore dei diritti umani si prese l’incarico di sistemare il manoscritto e farlo pubblicare. Prima però dovette passare per la censura da parte del Governo degli Stai Uniti, censura che è rimasta tra le pagine del libro pubblicato così da poter far vedere al lettore le numerose parti oscurate in grigio.

Nel manoscritto in ordine cronologico si susseguono i fatti realmente accaduti al giovane, le torture subite, la vita in carcere, la paura, lo smarrimento, la solitudine e all’epoca della stesura del libro ancora la speranza di libertà.

Mohamedou a Guantanámo è stato rinchiuso in “un bugigattolo gelato” con un unico sollievo: un libro del Corano nuovo di zecca.

Ci racconta l’amore per il tè e la sensazione, dopo le torture subite in Giordania e a Bagram, che gli interrogatori di Cuba che sembravano quasi piacevoli.  La perdita di umanità si legge tra le righe del suo manoscritto ma mai la dignità. Accusato di aver partecipato al Millennium plot sostenne sempre la sua innocenza, anche nei momenti in cui dopo numerose torture lui stesso metteva in dubbio quello che aveva vissuto. Tra le righe del suo libro non trapela mai vittimismo ma una dolce rassegnazione, il prendere atto che la sua vita in quel momento era quella e doveva trovare il miglior modo di viverla perché in ogni caso ogni istante era un dono prezioso.

Il libro risponde alle domande più semplici che ci possiamo porre, come ha fatto un uomo a sopravvivere tutto quel tempo rinchiuso, torturato?

Noi che oggi ci lamentiamo di pochi giorni con ridotta libertà dovremmo riflettere sui 14 anni passati a Guantanámo di Mohamedou e sulla sua innocenza.

Adesso anche lui sta vivendo la quarantena. Su YouTube c’è un suo un video dedicato ai prigionieri politici. Ma, nonostante il lockdown, Slahi è libero nella sua casa con sua moglie ed i suoi figli perché come dice “Adesso ho la libertà di andare in bagno senza una telecamera puntata addosso, sono libero di cucinare da solo, di andare a letto e alzarmi quando voglio e non ho perso i miei diritti”.

Il suo libro “12 anni a Guantanámo” è edito in Italia da Piemme ed è disponibile anche in e-book.