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“Tredici”: Dal romanzo di Jay Asher del 2007 alla miniserie TV su Netflix

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Tredici, è la storia che ha sconvolto l’America e sta facendo discutere anche in Italia da quando è arrivata la mini serie, titolo originale “Theerteen reason Why”, di tredici episodi appunto, in onda su piattaforma Netflix.

Annunciato l’arrivo anche della seconda attesissima serie la cui programmazione è prevista in Italia nel 2018.

E’ diventato un caso che ha scatenato polemiche e dibattiti sul web per il tema trattato che è quello del bullismo, un tema delicatissimo difficilmente trattato su grande schermo.

Il motivo del titolo “tredici” lo si intuisce da subito, fin dal primo episodio. Tredici è il numero delle cassette audio che la protagonista Hannah Baker invia a ognuno dei 13 personaggi ritenuti da lei colpevoli del suo gesto estremo.

Quando la serie comincia, dunque, Hannah è già morta. La notizia della sua morte ha già sconvolto la scuola, e, ascoltare la sua voce registrata poco prima di compiere l’atto irreversibile, fa un certo effetto anche sul telespettatore.

I tredici destinatari delle audiocassette rimangono fortemente turbati dalle accuse di Hannah, e, reagiscono con il timore che queste accuse possano diventare una prova a loro carico. Emergono quindi i loro lati più oscuri e aggressivi mostrando la loro viltà e ambiguità nell’affrontare la vita di tutti i giorni.

La forza del libro e della serie soprattutto, è che scatena la curiosità morbosa sia nel lettore che nello spettatore ansiosi di conoscere tutte e tredici le motivazioni che hanno spinto Hannah al gesto estremo.

Ognuno dei destinatari ha avuto un ruolo preponderante nella decisione della protagonista e lo si può capire solo andando avanti con l’ascolto delle cassette.

Ci sono tuttavia delle differenze sostanziali tra libro e serie TV, che rendono a mio avviso la serie più avvincente del libro, cosa che accade abbastanza raramente.

In primo luogo perché il libro è più “vecchio” del film. Il libro infatti risale al 2007, per cui il peso della tecnologia, con cellulari e social, non è così preponderante e considerevole per lo svolgimento della storia.

Inoltre, nel libro, i punti di vista sono due, quello di Hannah e quello di Clay (l’altro coprotagonista), mentre nel film il punto di vista fondamentale da cui viene elaborata la storia, è quello di Hannah.

Lei nel libro muore per una overdose di farmaci mentre nel film si taglia le vene. La spettacolarizzazione di una morte così cruenta è uno dei motivi per cui la polemica sulla serie è divampata sul web.

Un’altra differenza sostanziale che, secondo me, rende la serie maggiormente coinvolgente rispetto al libro, sta nel fatto che mentre in quest’ultimo Clay, di cui Hannah è innamorata, ascolta l’audio delle cassette in una sola notte, nel film lo fa in tredici episodi, quindi in uno spazio temporale molto più ampio che costringe a una visione più attendista e crescente nel telespettatore.

Le sorprese non mancano. I personaggi sono concatenati tra di loro dalle accuse esplicitate dalla suicida a loro carico.

E’ una sorta di vendetta della protagonista nei confronti dei suoi aguzzini per i soprusi subiti. Così facendo mina tutte le loro sicurezze. Insinua il dubbio e il sospetto in ognuno di loro, che per un motivo o per un altro si ritroveranno uniti e contro per difendersi anche accusandosi l’un l’altro.

Clay è un personaggio chiave della vicenda, perché Hannah nutriva nei suoi confronti un sentimento d’amore, riponeva in lui la segreta speranza di essere salvata. Nel film è considerato una specie di Nerd, un po’ isolato dal resto dei compagni molto riservato, mentre nel libro rappresenta il ragazzo desiderato e amato da tutti, nonché dalla stessa Hannah.

La visione del film non è adatta ai ragazzi inferiori ai 14 anni di età proprio per la durezza delle immagini e dei temi trattati.

Nel film sono infatti rappresentate con una certa crudità immagini molto forti di violenze e stupri oltre a quella del suicidio e della tragedia familiare consumata attorno ad esso.

Occorrerebbe vederlo non tutto d’un fiato, ma dilazionato in episodi, appunto.

Potrebbe, secondo alcuni psicologi, causare, in giovani menti non ancora ben strutturate, una tendenza a ritenere il suicidio come una possibile soluzione ai problemi.

Per questo motivo si consiglia ai ragazzi il supporto genitoriale, in modo da favorire il dialogo su argomenti così spinosi e delicati allo stesso tempo.

I punti di vista esaminati nella serie TV sono due, quello di Clay e quello di Hannah, numerosi sono i flashback in cui il Clay attuale (riconoscibile solo da un cerotto in fronte causato da una caduta in bici) rivede se stesso e Hannah in diverse occasioni ripercorrendo i vari episodi di cui Hannah parla nelle registrazioni.

Nel libro questo dualismo non c’è. Rendendo la storia narrata un po’ piatta rispetto al film.

Jay Asher, scrittore statunitense autore anche di “Prima del futuro” scritto con Carolyn Mackler, 2011 dove una coppia di adolescenti viene con un click proiettata nel futuro.

Carla D’Aronzo