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Il sito archeologico della città di Elea-Velia

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Il sito archeologico della città di Elea-Velia
L’antica città di Elea-Velia è uno dei vari siti archeologici del Cilento, precisamente sul promontorio di Castellammare della Bruca, nel comune di Ascea in provincia di Salerno

Il sito fa parte dei siti dell’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 1998, ed è ancora attivo (gli ultimi scavi sono stati eseguiti in collaborazione con l’Università di Federico II di Napoli e con l’Università di Vienna): infatti, si presuppone che solo un sesto della città antica sia stata sinora riportata alla luce grazie alle varie campagne esplorative (di interesse internazionale), di cui la prima avvenne nel 1927.

La colonia greca di Elea fu fondata su questa costa verso il 540 a.C. dal popolo dei Focei, abitanti della Focea in Asia Minore in fuga dagli invasori Persiani.

Le vicende di questa migrazione sono dettagliatamente descritte dallo storico greco Erodoto (I, 163-167). I Focei lasciarono la loro terra, poiché inferiori militarmente al popolo rivale, e si diressero verso Occidente, fermandosi per cinque anni ad Alalia in Corsica.

Con il loro commercio florido e la pirateria, provocarono la reazione degli Etruschi e Cartaginesi. Entrambi avevano riposto lì i loro interessi economici, e nuovamente dovettero spostarsi riparando a Reggio Calabria.

Qui fu detto loro da un cittadino della Poseidonia quale fosse il luogo dove creare un insediamento duraturo: la terra degli indigeni Enotri. Il nome Elea deriva dal toponimo indigeno Hyele, successivamente mutato in greco Elea e in latino Velia.

La città assurse subito un ruolo rilevante sul Tirreno, anche grazia ad una buona amministrazione e ad una costituzione redatta da colui che qui fondò una delle più importanti scuole filosofiche presocratiche, Parmenide e la scuola eleatica.

La città mantenne il suo status anche durante il dominio imperiale di Roma, grazie soprattutto alla fama di posto terapeutico e termale, ospitando personaggi di spicco del II e I a.C., come Cicerone, Bruto, Ottaviano, Sesto Pompo, per citarne alcuni. Da Elea provenivano anche le sacerdotesse per la celebrazione del culto di Cerere. Oltre ai medici detentori dei saperi della scuola medica locale, che fu molto probabilmente alla base di quella medievale nel Salernitano. La documentazione epigrafica rinvenuta nel sito ne fa da testimone, anche della persistenza della lingua greca, insieme a quella latina. La polis sopravvisse in età medievale, trasformandosi in cittadella (Castellum Maris) con un borgo abitato fino al XVI secolo, e poi eletto a dimora nobiliare.

Il promontorio di Castellammare era il posto ideale per le attività di un popolo di abili commercianti e navigatori. Oltre ad uno sbocco sul mare che permise loro la costruzione di porti e l’instaurarsi di ottimi rapporti con le polèis oltre mare.

La linea costiera che creava un’insenatura è oggi riempita dalla piana del fiume Alento. Il territorio anche montuoso, permetteva, inoltre, maggior controllo sui territori retrostanti, grazie anche alla costruzione di fortificazioni e posti di guarnigione, di cui oggi abbiamo i resti.

Con i suoi 90 ettari di estensione all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il Parco archeologico (istituito nel 2005) delimitato dalle mura antiche, è un posto nel quale gli elementi archeologici sono in piena armonia con un contesto di rilevanza paesaggistica e naturalistica: un museo all’aperto.

Il percorso di base permette di vedere i principali monumenti della città antica.

Entrando da Porta Marina sud si visitano l’Insula I, il complesso dell’Insula II, l’Edificio Romano di Masseria, le Terme Romane; salendo abbiamo le rovine del Santuario di Asclepio e si giunge a Porta Rosa.

Insula II

Da qui si torna indietro per arrivare all’Acropoli, dove si trova il Teatro, i resti del Tempio e le fortificazioni medievali con la Torre circolare che ancora oggi si erge in cima al promontorio. Riscendendo verso l’ingresso troviamo la Casa degli Affreschi.

Acropoli

Per i più temerari vi è un secondo itinerario molto più impegnativo, che risale il crinale della collina lungo le cinte murarie, giungendo alle Terrazze Sacre e infine alla località Vignale.

Un sito archeologico di grande valore storico-culturale e di grande bellezza. Sicuramente meritevole di una bella giornata in famiglia all’insegna della cultura e dell’arte, a un paio di ore di macchina. Sicuramente una meta da aggiungere alla propria lista di posti da visitare!

“Zara la città che non dorme mai”.