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Norman Fucking Rockwell! Il malinconico ritorno di Lana Del Rey

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Norman Fucking Rockwell

Con un titolo ispirato al grande pittore e illustratore statunitense, è stato pubblicato il 30 agosto scorso dalla Polydor in collaborazione con Interscope Norman Fucking Rockwell!, il sesto album in studio della newyorchese Lana Del Rey, all’anagrafe Elizabeth Woolridge Grant

Il nuovo lavoro della cantautrice statunitense vede la luce a due anni di distanza dall’ottimo Lust for Life del 2017.

La copertina ufficiale del nuovo lavoro rappresenta Lana Del Rey e Duke Nicholson, nipote dell’attore Jack Nicholson, su una barca a vela battente bandiera U.S.A., neanche a dirlo, e sullo sfondo delle coste in fiamme.

Anticipato dal video/cortometraggio che raccoglie insieme i meravigliosi brani The Greatest e Fuck It, I Love You, il disco è stato prodotto da Jack Antonoff – il quale ha anche partecipato alla stesura di alcuni testi del disco – noto soprattutto per aver lavorato con artisti quali Taylor Swift, Lorde e St. Vincent.

Mi sento di affermare senza problemi che l’artista Americana non ha sbagliato un colpo sino ad ora e, con questo, Norman Fucking Rockwell! Lana Del Rey ha impressionato per la sua mastodontica capacità di raggiungere vette ancora più alte: i quasi dieci minuti di Venice Bitch ne sono la piena dimostrazione.

Brano caratterizzato da una linea strumentale d’autore e da un testo tanto provocatorio quanto rude: “Fear fun, fear love/Fresh out of fucks, forever/Tryin’ to be stronger for you/Ice cream, ice queen/I dream in jeans and leather/Life’s dream, I’m sweet for you”.

Pertanto, appare pleonastico parlare della raggiunta maturità e consapevolezza delle sue doti; Lana Del Rey è brava, lo è sempre stata, e con questo album rasenta la perfezione sia compositiva che di scrittura, per non parlare della sua inconfondibile e prodigiosa voce.

Qualche settimana addietro candidavo il nuovo album di Glen Hansard tra la top ten dei migliori dischi di quest’anno ed oggi faccio lo stesso per Norman Fucking Rockwell! che considero, senza esagerare, un autentico capolavoro.

Settanta minuti di malinconici episodi attraverso i quali Lana vuole raccontare l’insoddisfazione per la sua America, come nella già citata The Greatest, il suo desiderio di vederla come una volta, meno sofferente e involuta, il tutto condito da testi ricchi di emotività e nostalgia.

Il mood dell’album non si discosta da quanto ascoltato con le precedenti produzioni dell’artista, ma questa volta i momenti rap/trap/trip hop si riducono drasticamente lasciando spazio più all’indie pop il quale finisce per caratterizzare i quattordici brani della nuova fatica dell’artista di Born to die.

Difficile trovare un brano che prevalga sugli altri perché siamo di fronte a  ballads tutte memorabili, da How to Disappear a Happiness Is a Butterfly, passando per la titletrack Norman Fucking RockwellCalifornia, interrotte forse solo dalla cover Doin’ Time della band Americana dei Sublime, che è caratterizzata da un sound decisamente più “radiofonico”.

Love Song e Cinnamon Girl sono brani intrisi di amore e dolcezza alla maniera di Lana mentre Mariners Apartment Complex, primo singolo estratto, mette in scena nel disco tipiche influenze surf.

Impossibile, a questo punto, non citare l’intimista Hope Is a Dangerous Thing for a Woman Like Me to Have – but I Have It, ballata per pianoforte che chiude l’album nella quale Lana trova l’occasione per citare la poetessa e scrittrice Americana Sylvia Plath: “I’ve been tearing around in my fucking nightgown/24/7 Sylvia Plath/Writing in blood on the walls/’Cause the ink in my pen don’t work in my notepad/Don’t ask if I’m happy, you know that I’m not/But at best I can say I’m not sad/’Cause hope is a dangerous thing for a woman like me to have/Hope is a dangerous thing for a woman like me to have”.

In attesa di conoscere la data del nuovo album annunciato da Lana che vedrà la luce probabilmente nel 2020, non ci resta che seguire l’instancabile cantautrice nel The Norman Fucking Rockwell Tour, quinto tour mondiale che toccherà per il momento  la costa occidentale del Nord America, nelle città del Canada e degli Stati Uniti per poi proseguire in alcune località d’Europa quali Londra, Amsterdam e Berlino.