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Milan-Lazio 2-1, il Paradiso può attendere

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Nel calcio mai sentirsela troppo calda, come si dice in gergo. Per tutti i giorni del pre-partita non si è sentito o letto altro dalle radio e sui giornali

Una Lazio stellare si avvicina al match di San Siro contro il Milan nelle condizioni di netta favorita, visto il suo stato e quello della squadra rossonera, che pur in leggera ripresa è, a detta di tutti, molto più scarsa qualitativamente della compagine biancoceleste.
E così, mentre tutto l’ambiente laziale pregusta di sfatare finalmente il tabù Milan al Meazza, convinto di acciuffare una vittoria che manca da ben 28 anni e mezzo (3 settembre 1989 Milan-Lazio 0-1 autogol di Maldini), la squadra si presenta in campo sentendosela calda, cioè con l’atteggiamento sbruffone di chi si sente superiore e sicuro di sé.

Tanti pugili nella storia son finiti KO con questo atteggiamento, magari anche essendo più forti degli avversari, e puntualmente è successo oggi a San Siro.
Quando poi, trovandosi in svantaggio, la squadra produce il massimo sforzo per pareggiare con i suoi migliori giocatori dal lato tecnico, ma la palla del pareggio capita all’unico giocatore al quale, in alcuni momenti, gli scarpini si trasformano in due ferri da stiro, capisci che non c’è niente da fare.

Lulić, con i suoi ferri da stiro, sui quali sbatté la palla andando in gol, ha regalato ai suoi tifosi una Coppa Italia, in quel fatidico 26 maggio 2013, gol con il quale sta vivendo di rendita, arrivando ad ornarsi con la fascia di capitano, che sancisce in un certo senso la sua apparentemente inspiegabile intoccabilità agli occhi del suo allenatore.

Allenatore, mister Inzaghi, che oggi, a mio giudizio, non è stato all’altezza della fama che si è guadagnato in pochissimo tempo. Motivo? L’intestardirsi a riproporre in difesa Bastos, un giocatore forte, ma svagato, che ogni tanto sbaglia la posizione o il movimento e puntualmente per via di questi sbagli gli avversari fanno gol. La domanda che tutti si fanno è: ma Caceres che è stato preso a fare? Era in piena forma in quel di Verona, ex giocatore della Juve, una settantina di partite in nazionale uruguaiana, relegato mestamente in panchina.
Per non parlare della scelta Caicedo al posto di Immobile, che in settimana era stato magnificamente sostituito da Felipe Anderson. Perché non riproporlo, visto che quando è entrato è stato protagonista di numerose iniziative pericolose? Caicedo era al rientro da un infortunio, mentre Anderson, o anche lo stesso Nani sono apparsi, mercoledì scorso contro l’Udinese, in condizioni strepitose.

Il Milan, da parte sua si è mostrato più determinato e voglioso di conseguire il risultato. Suso e Çalhanoğlu ci hanno provato in tutti i modi e bravo Strakosha a respingerne le conclusioni. In difesa Calabria e Romagnoli hanno concesso pochissimo, Calabria praticamente niente, e, dopo il gol di Cutrone, viziato probabilmente da un fallo di mano, del quale però non si è accorto nessuno se non dopo la partita, il raddoppio di testa di un attento Bonaventura ha sancito e legittimato l’approccio più determinato del Milan alla partita.

Resta stregato San Siro sponda Milan quindi, e verrebbe da pensare che se la Lazio non è riuscita a vincere adesso, non ci riesca più, ma il calcio è lo sport in cui prima o poi la legge dei grandi numeri batte un colpo.

Speranza riposta per il prossimo anno. Già mercoledì c’è la controprova con la sfida in semifinale di Coppa Italia, sempre a San siro e sempre con il Milan. Ma la Coppa Italia è un altro copione, spesso interpretato da diversi attori, con sceneggiature diverse e si vedrà.

Valter Laurenti

Lazio-Udinese

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