Home Teatro La donna che sognò il computer: Augusta Ada Byron Lovelace

La donna che sognò il computer: Augusta Ada Byron Lovelace

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Il progetto “Le donne erediteranno la Terra” fortemente voluto dalla direttrice artistica Viviana Toniolo del Teatro Vittoria ha visto dal 3 al 16 maggio 2018, in una serie di serate, svilupparsi storie di donne che hanno segnato la storia su questa Terra

Ha appena concluso la rassegna, che ha visto protagoniste eroine dei nostri tempi e non, la pièce teatrale “La fata matematica” ispirata a Augusta Ada Byron Lovelace, figlia di Lord Byron.

Le rappresentazioni sono cominciate i primi di maggio, con un uomo (Aldo Cazzullo) e la presentazione del suo libro che da il titolo alla rassegna. In seguito il percorso si è sviluppato passando da Oriana Fallaci, Rita Levi Montalcini fino ad Augusta Ada Byron Lovelace.

Ada è vissuta durante la prima rivoluzione industriale inglese, nel 1800. In un momento florido, accanto a personaggi come com Charles Darwin e Charles Dickens, suo grande amico e colui che l’ha vista viva per ultimo al suo capezzale. Ada morì molto giovane, a trentasei anni, per un cancro all’utero .

Vissuta in un periodo storico dove la massima tecnologia erano il treno o il telegrafo, non c’era la luce, lei usava per i suoi studi le candele. Lei è riuscita ad immaginare l’era digitale già nel 1840.  “Al momento la tecnologia non ce lo permette ma a breve la macchina sarà in grado di fare tutto ciò che noi non siamo in grado di fare, compreso trasferire le immagini.”

Ada insieme a Charles Babbage inventa il software ispirandosi all’idea di Monsier Jacquard che aveva meccanizzato i telai, con il sistema delle schede perforate.

Se il telaio può codificare attraverso le schede per imprimere sul tessuto, se io al posto del disegno inserisco un calcolo, un algoritmo, posso creare delle macchine”  Ada inventò il primo linguaggio di programmazione che verrà ripreso dopo 150 anni da Alan Turing che dirà “la macchina sarà in grado di fare tutto ciò che noi gli ordineremo di fare”.

La grandezza di Ada è stata la capacità matematica unita a quella poetica, la capacità di vedere oltre.

Una donna importante, con un’intuito speciale rappresentata in scena da Galatea Ranzi e con la partecipazione di Gianluigi Fogacci. La regia e i testi sono di Valeria Pateri.

Una storia appassionante. Forse la scelta di rappresentarla in maniera così cupa e sofferente (negli ultimi tempi della sua vita) poteva essere diversa. La immaginavo con una passione più forte quasi incontenibile. Purtroppo è trapelata più sofferenza che passione anche se l’ impersonificazione del personaggio da parte di Galatea è stata commovente.

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