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Armine Harutyunyan, la modella simbolo dell’elogio all’imperfezione

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Gucci@pixabay
Armine Harutyunyan è la modella di origini armene che nell’ultimo periodo sta facendo discutere, e che ha catturato l’attenzione di tutti per via della sua bellezza fuori dagli standard imposti dalla società odierna

Ventitré anni, capelli e occhi scuri, lineamenti marcati. Ha queste caratteristiche la modella voluta fortemente da Alessandro Michele, direttore creativo Gucci, per la sfilata Primavera/Estate 2020.

La ragazza, che prima di essere modella è una persona, è stata vittima sul web di attacchi e critiche per il suo aspetto fisico, conditi con innumerevoli commenti a sfondo razzista e sessista. In poche parole, il body shaming ha preso il sopravvento anche in questo caso.

Purtroppo, ad oggi, quella del bodyshaming sembra ormai essere una pratica molto diffusa, sia nei confronti di personaggi pubblici che di persone non famose.

I rigidi canoni di bellezza “richiesti dalla società” hanno fatto sì che si alimentasse un clima d’odio e disprezzo per tutti coloro che non rientrano in questi standard. Una tra questi, secondo il feroce mondo del web, è per l’appunto, Armine Harutyunyan.

La realtà è che la maison Gucci, da sempre promotrice della diversità, ha scelto scientemente una modella come Armine per scardinare questa stretta e fastidiosa gabbia di pregiudizi, elogiando invece ciò che esce dagli standard ma che tuttavia rappresenta una particolarità degna di nota. Già lo fece qualche anno fa inserendo tra le sue modelle Ellie Goldstein, la prima modella affetta da sindrome di down. Questa decisione ha permesso a Gucci di imporsi sul panorama della moda internazionale come diversity ambassador. Basti pensare che, tra le persone che lavorano per Gucci, c’è anche un diversity manager, che ha il compito di cercare e selezionare modelle fuori dagli standard, ugualmente belle nella loro imperfezione.

Anche se, diciamocela tutta, chi l’ha stabilita questa fantomatica perfezione? Chi dice che ciò che è perfetto per me, per un altro non lo è?

Il bello sta tutto qui. La perfezione sta negli occhi di chi guarda, e una cosa è certa: Armine Harutyunyan cattura lo sguardo e buca l’obiettivo, nel bene e nel male.

Forse la campagna di Gucci è il primo passo verso un cambiamento del punto di vista della società. O almeno ce lo dobbiamo auspicare. Intanto la Harutyunyan ci ha tenuto a dire che le critiche le scivolano addosso e che della sua diversità ne fa un vanto. E così dovremmo fare tutte noi. Migliorare lì dove possiamo migliorare, ma soprattutto amare la nostra bellezza prima di tutto interiore, e poi quella esteriore.